venerdì 4 febbraio 2011

I dolori della giovane promoter

Oggi ho lavorato come promoter in un supermercato che si trova in un centro commerciale vicino a casa mia. Fin qui tutto normale. Il fatto è che non è stato normale per niente, anzi, direi che la mattina di oggi è stata a dir poco surreale.

Arrivo al supermercato con un quarto d'ora di anticipo, vado al punto informazioni per chiedere cosa devo fare per avere il materiale per la promozione. Ovviamente sono andata nel posto sbagliato. Non sapevo che era solo l'inizio di quello che sarebbe stato un lungo percorso ad ostacoli.
La gentile signora del banco informazioni mi dice che devo uscire dal centro commerciale e costeggiare l'edificio finchè non trovo uno gnomo magico che mi indicherà la via, ma solo dopo che avrò risolto un antico enigma... Invece dopo mezzo chilometro trovo un cartello con scritto "Entrata dipendenti" e mi viene il dubbio che sia il posto giusto. Entro.
Alla reception capiscono subito chi sono e la cosa mi sembra positiva... povera illusa.
La tipa della reception inizia a snocciolarmi tonnellate di regole che credo vengano punite con quantità variabili di frustate. Cosa che accadrebbe se io mi portassi dell'acqua da bere o qualcosa da mangiare, se mi spostassi dal metro quadro che mi hanno assegnato, se spostassi anche una sola scatola dei prodotti in vendita, se portassi con me una qualsiasi borsa, borsina, borsetta o se (Iddio non voglia) mi portassi il cellulare. Non posso comprare niente mentre sono in servizio, se volessi mangiare all'interno del centro commerciale dovrei uscire dall'uscita dipendenti, fare il giro dell'edificio dall'esterno, fare una capriola, due piroette e un salto mortale, poi forse potrei tornare dentro e mangiare. Sono a Fort Knox.
Mi fanno firmare un foglio dove dichiaro di aver letto il regolamento, poi credo che sia giunto il momento di entrare nel negozio e lavorare. Invece no. No no. No no no no.
"Devi aspettare qui un pochino perchè il caporeparto ha dei problemi". Vabè. Anche se qui fa freddo e io ovviamente ho addosso solo una magliettina.
Passa mezz'ora. Passano quaranta minuti. Entra un tizio assurdo, alto un metro e una nocciolina, con pochi capelli ma lunghi e bianchi, con la coda e la barba, un eremita delle montagne insomma. Il cipiglio però è quello di una SS con la colite. E' il fantomatico caporeparto. Mi presento e mi guarda storto. Forse ho osato troppo. "Vengo con lei così mi mostra dov'è il materiale?" "NO. Lei si siede qui buona e aspetta". Bene.
Passa un'ora. Ne passano due. Sono le undici e io devo ancora iniziare a lavorare. Chiama l'agenzia, loro sentono il punto vendita, partono litigi, insulti e minacce di morte. Si scopre che il materiale non è ancora arrivato. Bene.
Alle 11.10 finalmente "Sei ora degna di entrare nel magico castello... trovi il caporeparto lungo la corsia centrale".
Ovviamente lungo la corsia centrale non c'è proprio nessuno, tanto meno il nano malefico coi capelli bianchi. Non c'è neanche il mio materiale, altrettanto ovviamente. Vorrei cadere sulle ginocchia e urlare al cielo "Peeerchèè???" ma provo ad essere forte.
Qualcuno mi dice che devo andare davanti al magazzino, premere il pulsante rosso mentre dico il padre nostro al contrario, andare dritta, girare a destra, genuflettermi e poi bussare nell'ufficio del figlio di satana (il caporeparto). Una sua schiava mi indica un mucchio di scatoloni "Quella è la tua roba".
Bene.
Sei-scatoloni-sei alti più di me e larghi 2 metri, pieni di cartonati DA MONTARE. Ho iniziato a strappare scotch come una forsennata, tenedo fermi i cartoni con i piedi, con le mani, con la bocca. Se ve lo state chiedendo, sì, sembravo una schizoide. E no, nessuno si è sognato di aiutarmi. Ora, io non so se avete mai provato ad aprire degli scatoloni a mani nude, se no, non fatelo. Mai. Quando ho finito avevo le mani sanguinanti. Con il dito indice sinistro, nello specifico, credo non lascerò mai più impronte digitali.
Da quegli scatoloni è venuto fuori di tutto, anche una cosa dell'Ikea la cui utilità mi è tutt'ora ignota. E' una specie di scatola, ho anche provato a montarla ma con scarsi risultati.
Nel mentre mi hanno chiamato 28 persone per sapere cosa stavo facendo e perchè lo stavo facendo; una tipa invece mi ha detto che se lasciavo il materiale in giro il nano malefico mi avrebbe buttato via tutto. Ho fatto il saluto romano per adeguarmi all'ambiente e sono andata a mettere in ordine.
Alla fine, questa mattina ho fatto quello per cui sarei pagata per 40 minuti scarsi. Un ottimo risultato.

L'obiettivo di domani è cercare di portare fuori dal lager tutte le scatole di omaggi avanzati possibile e cercare di distrarre la vecchiaccia stronza dittatrice promoter della Kinder per rubarle i Kinder Bueno omaggio.
Mission: impossible.

3 commenti:

  1. Ho fatto anche io la promoter! quanto ti capisco! Tanti auguri cara!

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  2. Grazie... per fortuna erano solo 2 giorni stavolta...

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  3. sono con le lacrime dalla risate...

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