lunedì 30 gennaio 2012

Crederci sempre, arrendersi mai

...come direbbe quella donna veramente poco biodegradabile che è Simona Ventura.


Dai, dai, dai.
Daiii.

E ora, qualche aggiornamento.
Il prof. con cui sto facendo la tesi ha deciso che non ha tempo per me e mi ha sbolognato ad un assistente. Di un'altra università. La cosa mi perplime non poco.
Fatto sta che, finalmente, l'Assistente si è degnato di rispondere alle mie mail. E, ovviamente, non ha risposto a nessuna delle domande che gli avevo fatto. Mi ha detto di andare a ricevimento il 9 febbraio (tra un anno, in pratica) oppure di chiamarlo.
Inizialmente avevo pensato di andare solo a ricevimento. Il problema è che non avevo idea di che faccia avesse questo tizio. Così ho finalmente dato un senso alla mia capacità di scoprire tutto su tutti nell'internèt e ho trovato una foto. E sembra proprio un figo assurdo. Avrà la mia età. Addio, io sono già in imbarazzo. E domani dovrò chiamarlo. Perché non posso aspettare fino al 9. Porca miseria. Non posso mandargli un sms, vero?
Magari ha WhatsApp...
Lo so, sono da ricovero.

giovedì 26 gennaio 2012

Quando i cartoni erano roba seria

Ultimamente, la mattina, faccio colazione guardando Heidi. Oltre a farmi iniziare bene la giornata perché passo venti minuti coprendo di insulti Clara, mi fa pensare.
Mi fa pensare ai bambini di oggi.
Ma che vita hanno? Come faranno a formare il loro carattere senza dei cartoni seri?
Avete presente i cartoni degli anni '80? Avete presente I DRAMMI dei cartoni anni '80? Le disgrazie, le tragedie, la tristezza imperante. Noi ci siamo formati il carattere grazie a quei cartoni. Abbiamo imparato ad offrontare la vita. Come potranno le maledette Winx fare lo stesso?
Noi siamo cresciuti con la certezza che nella vita bisogna soffrire. Altro che Pokemon.
Vi faccio qualche esempio.
Lady Oscar, alla fine della storia, MUORE.
Heidi non ha i genitori, e quando inizia ad essere felice col nonno, viene comprata da una bambina stronza di città che non ha amici.
Candy Candy è un'orfana. Candy si innamora di Anthony. Anthony muore.
Anna dai capelli rossi è un'orfana. Viene adottata da una famiglia che la vuole rimandare indietro perché vogliono un maschio. Poi, la matrigna si chiama Marilla. Voglio dire, fa paura anche il nome.
Mila viene abbandonata dalla madre che vuole inseguire la sua carriera di pallavolista professionista (questo credo che sia il dramma più assurdo di tutti). Mila viene picchiata regolarmente dal suo allenatore tutti lo considerano perfettamente normale.
L'Ape Maya ha perso la mamma e la deve ritrovare.
Lovely Sara era ricca ma le muore il padre e diventa una sguattera.
Judy di Papà Gambalunga è orfana (alla fine sposerà lo stesso Papà Gambalunga strizzando l'occhio all'incesto).
Georgie è orfana. I fratelli Abel e Arthur si innamorano di lei (via col mezzo incesto anche qua). La matrigna la odia. (Georgie comunque era anche un po' zoccola, secondo me).
Piccola Flo naufraga con i genitori in un'isola misteriosa.
Dagli Appennini alle Ande: il dramma definitivo. Un bambino che da Genova parte da solo per andare a cercare la madre dispersa, forse morta in Argentina.
E ce ne saranno sicuramente altri.
Se ve ne ricordate vi prego di farmeli presente.
Ma avete capito cosa intendo?
La tristezza, quella vera, non la mettono più nei cartoni animati.
Ed è un'ingiustizia.
Io dico NO ai Gormiti, SI' a Dolce Remì.
E' tutto.

martedì 24 gennaio 2012

La regina delle cornici

Sono ormai quasi due anni che la mia camera è stata ridipinta e non è più rosa (da qui il titolo del blog. Che, a volte, mi sembra un po' stupido, vi dico la verità. Ma ormai questo è e questo resta. Fine della digressione). Quando è venuto il signor pittore ho staccato tutto dai muri, ho tolto pure i chiodi (beh, diciamo che ho fatto togliere i chiodi), per fare tutto nuovo, per cambiare.
Poi il pittore ha fatto il suo lavoro, il colore è cambiato, i muri si sono asciugati, ho ripreso possesso delle mie stanze. E stop. Nel senso che ho appeso due cose in croce, la maggior parte delle pareti è rimasta spoglia. La Tristezza.

Finché, un giorno della settimana scorsa, mi sono imbattuta in un post in un blog che mi ha fatto venire l'ispirazione. E allora via con fogli, colla vinilica a fiumi per arrivare là, dove neanche Giovanni Mucciaccia avrebbe osato, forbici, bestemmie contro la stampante che non andava, riciclaggio di cornici vecchie, ricerche su Pinterest, altre bestemmie perché quel giorno dei blog che volevo vedere erano in sciopero.

Poi, è sorta un'esigenza irrefrenabile in me. Dovevo andare all'Ikea a caccia di cornici. E dovevo andarci il prima possibile.
Quindi, sabato pomeriggio sono andata all'Ikea. Ero pronta al peggio. Al delirio. Invece non è stato così traumatico. Sarà stato senz'altro peggio per una coppia che ho visto al reparto tessuti... lei: "Amore, le tende rosa o verdi? Rosa o verdi? Rosa? Verdi? Verdi. Oppure rosa?". Lui intanto fissava il vuoto e ondeggiava.
Comunque, sono tornata a casa con una svangata di cornici. E con una carrettata di biscotti (quelli ai fiocchi d'avena dovete ASSOLUTAMENTE comprarli, sono il Male).
E poi ho creato.
Ciò di cui sono maggiormente fiera è questo:


L'idea non è assolutamente mia, l'ho copiata dal blog di Piperpenny. Se volete provare a farla anche voi, la trovate qui. E' geniale. Nelle mie cartine ci sono dei luoghi a cui sono molto legata: casa mia e la città dove ho vissuto per tre anni per l'università; le isole Hawaii; il Brasile; Kos, il mio primo viaggio da sola; Londra, una delle mie città europee preferite e New York, un viaggio che sogno di fare da una vita.

Presa da questa ondata di voglia di fare, ho cercato altre cose da incorniciare su internet, ed ecco qui il risultato:



Vi devo svelare una mia mania. Io, da anni, conservo le etichette dei vestiti che compro. Non so perché. Ne ho un paio di scatole piene. Ecco, finalmente ho dato un senso a questa cosa e ci ho fatto un quadro. Solo che mi vergogno delle marche tamarre delle cose che ho comprato da ggiovine e quindi non metterò foto. Volevo solo rendervi partecipi della mia improvvisa vena creativa.

Ho anche comprato un quadro con le farfalle che mi piace tantissimo, incorniciato una stampa di Mirò che avevo preso ad una mostra anni fa e stampato foto dei miei viaggi per riempire altre cornici.


Ma comunque le mie pareti sono ancora piuttosto vuote.
Se avete delle idee da darmi per riempirle, si accettano suggerimenti e link.
Io, nel frattempo, vado a comprare un altro po' di cornici. Non si sa mai.

venerdì 20 gennaio 2012

Poteva essere una strage

Immaginatevi la situazione.
Io, povero piccolo topolino di campagna, a Firenze, il primo sabato dei saldi.
Voi capite.
Il pericolo bancarotta era qualcosa di reale.
E invece no.
Invece sono stata brava.
Mi sono limitata.
Ho fatto degli acquisti ragionati.
Cinque anni fa mi sarebbe toccato comprare un'altra valigia per tornare a casa, quindi sono piuttosto fiera di me.
Vi ho già parlato dei problemi che incontro d'inverno nella ricerca di cose che tengono caldo. Potete immaginare la luce nei miei occhi quando, passando davanti ad una vetrina, ho visto un meraviglioso maglione color caramello CON LE MANICHE LUNGHE e con la mirabile scritta "sconto 50%". Sono entrata. Era 100% cashmere. A quel punto avevo avevo le bave alla bocca. Guardo la taglia: una S. Allora vaffanculo. VAFFANCULO, capito? Commessa, amica, ti prego, dimmi che ne avete uno che sia almeno una M. Dimmelo, e ti amerò per sempre. "Oh, guarda, c'è una M nera". I love you. Quindi maglione nero fu. E mi piace tanto. Anche se l'altro colore sarebbe stato più bello.


Se non lo sapete, a Firenze c'è Tiffany. Il primo giorno sono voluta andare a vedere dov'era, così, per curiosità. C'era la coda fin fuori. Ma sinceramente non mi interessava più di tanto.
Nei giorni successivi, però, ha iniziato ad insinuarsi nel mio cervello la possibilità di fare un'acquisto. Gli orecchini d'argento "Please return ecc.". Sì, banali finchè volete, ma a me piacciono.
Comunque, dicevo, ho iniziato a valutare l'acquisto. E pensa pensa pensa, e pensa pensa pensa, mi sono decisa domenica. Dai, vado, sono sicura, eccomi che vado, eccomi che mi dirigo verso il negozio, eccom... CHIUSO. La delusione. La cocente delusione. Così imparo ad essere indecisa.

Mi sono allora ricordata di aver letto di un negozio di roba vintage, Boutique Nadine, che avrebbe potuto sopperire al vuoto causato dalla mancanza degli orecchini.
Lì ho trovato questo:


E' un bottone originale Chanel tipo degli anni '70, trasformato in un ciondolo.
Lo adoro.
Sono piuttosto fiera del mio acquisto.
Da Accessorize, poi, sono riuscita a trovare l'anello col fiocco che cercavo da una vita. A circa due euro.


 Altro giro altra corsa, sono finita da Lush.
Io non avevo mai comprato niente da Lush, ma essendo recentemente entrata nel tunnel delle beauty youtubers, ed avendone sentito parlare bene, mi sono fiondata.
In realtà neanche qui ho fatto grandi danni. Ho preso solo la Mascherita Piperita (che è fantastica, l'ho fatta anche stamattina e mi ha lasciato la pelle lisssia lissia) e uno shampoo solido, Capo Verde. Ecco, avevo qualche perplessità per quanto riguardava lo shampoo, ma mi sono dovuta ricredere. E' buonissimo e, anche se l'ho già usato diverse volte, non si è consumato quasi per niente.


 Un giretto da Sephora non poteva mancare.
Anche perché in quella che c'è dalle mie parti non ci voglio più entrare, più di una volta hanno seguito me e mia mamma come se fossimo state lì per rubare. Ciao amici, non mi rivedrete mai più.
Comunque, ho preso proprio due cosette, tipo l'acqua micellare (che non mi ha proprio sconvolta, pensavo meglio), un bagnoschiuma all'ananas in saldo (perché mi ero dimenticata di portarlo via) e dei dischetti a forma di cetriolo per cancellare dagli occhi le tracce di stanchezza (usati la sera stessa, non malaccio).

Fine.
Ditemi che sono stata brava.
Perché io mi sarei comprata almeno due borse, tre paia di guanti di pelle colorati, le mutande di Biancaneve al Disney store, un vestito di Max & co. MERAVIGLIOSO  e ovviamente della nuova stagione, scarpe come se non ci fosse stato un domani, un anello col cammeo sul Ponte Vecchio, una carrettata di smalti, un coprispalle di pelliccia finta fuxia, un Borsalino rosa.

Sono stata più che brava quindi.

Per questo, mi dovrò fare un regalo.

mercoledì 18 gennaio 2012

Un anno

Un anno fa, il 18 gennaio 2011, mentre mi riprendevo dall'influenza, ho deciso che era tempo di aprire un blog.
Ne avevo già tenuto uno per qualche tempo. Ma era un'altra cosa, lo leggevano persone che mi conoscevano. Invece stavolta mi sono voluta mettere alla prova in un modo diverso. E ho conosciuto un sacco di belle persone. Alcune perfino dal vivo. Cose assurde.

Ci sono alcuni che leggono sempre le stupidaggini che scrivo. Questo ancora faccio fatica a crederlo. Altri, invece, arrivano sul mio blog per vedere le mutande di Intimissimi. Soprattutto quelle col coniglio. Spero che qualcuno di loro sia andato oltre (magari per vedere le mutande con il metro).
Grazie comunque a tutti voi che passate di qua.

Un anno fa non ero single, avevo la tosse, giocavo ancora a pallavolo, avevo un taglio di capelli un po' più decente. Non avevo ancora passato le procedure, non sapevo se ce l'avrei fatta a laurearmi, non vedevo la luce in fondo al tunnel. Non avevo visto Berlino. Non avevo mai fatto i cupcakes, e neanche i macarons (beh, in realtà non ci sono ancora riuscita davvero). Avevo molti meno smalti. Nessuno dei miei amici si era ancora sposato. Non avevo nessuna borsa di Marc Jacobs.
A ripensarci bene, ne son cambiate di cose.
Alcune le avrei volentieri evitate, a dire il vero.
Ma non voglio rattristarmi.

Voglio solo dire... buon compleanno blog.


martedì 17 gennaio 2012

Io, Firenze e i gradini

Ridendo e scherzando, non ho più parlato del mio week end a Firenze.


Ci ero stata l'ultima volta nel 2001, in gita, (oddio, undici anni fa. Porca vacca, sono anziana) ma ci ero andata altre volte con i miei.
Però non avevo fatto due cose fondamentali quando si va a Firenze. Non avevo mai visto gli Uffizi e non ero mai salita sulla cupola del Brunelleschi o sul campanile di Giotto. Quindi sono partita da casa con degli obiettivi precisi.

Venerdì pomeriggio mi sono recata agli Uffizi. Coda. Molta coda. E freddo, molto freddo. C'è da dire che avrei potuto prenotare. C'è da dire anche che io sono una volpe e non l'ho fatto. Così mi sono cuccata un'ora buona in attesa, mentre passava un corteo storico e io me lo perdevo perchè ero giusta giusta dietro al pannello messo causa restauri. Il solito culo. Magari è passato uno sbandieratore figo e io non l'ho visto.
Alla fine sono entrata. A 28 anni suonati sono riuscita a vedere gli Uffizi. In alcune sale mi sono quasi emozionata. Io amo l'arte. Anche se preferisco alcune delle avanguardie e l'impressionismo, vedere certi capolavori finalmente da vicino mi ha colpito. Poi, giustamente, la Battaglia di San Romano di Paolo Uccello e l'Adorazione dei magi di Leonardo erano in restauro. Il culo di cui si parlava prima.
Sono uscita che ero prosciugata. Stanca morta distrutta. Ma felice.
Un giro sul Ponte Vecchio mi ha dato una botta di vita. E una voglia matta di comprarmi un anello con un cammeo.


 Il giorno successivo è stato il giorno dei gradini. Cupola o campanile, cupola o campanile, cupola o campanile? Dai, cupola, saranno meno scalini. Eh no, signora mia. Sono di più. L'ho scoperto quando sono entrata. Quattrocentosessantatrè contro i quattrocentoquattordici del campanile. LA MORTE. (poi, saranno 463 andata e ritorno o 463 all'andata e 463 al ritorno? io non li ho contati.)
Alla fine ce l'ho fatta ad arrivare in cima. Ero sfatta e sudata. Stavo pensando che, se abitassi a Firenze, potrei fare su e già per la cupola invece di andare in palestra. Costerebbe anche meno.
Che poi, sopra alla cupola non ci sono reti per evitare che la gente caschi o si butti. Sul campanile ci sono e credo che la cupola sia un filo più alta. Boh. Mistero. Meglio, così mi son venute bene le foto. (sì, bene, nel limite delle mie misere capacità).

 
Diciamo che poi ho girato. Ho girato molto. A volte senza meta.
Quasi per caso mi sono trovata davanti a Palazzo Pitti.


Comunque, chi voglio prendere in giro? Sono andata per negozi. Avete presente una provincialotta come me, a Firenze, il primo sabato dei saldi? Poteva essere una strage. Invece mi sono data dei limiti. Ma i miei acquisti ve li mostrerò un'altra volta.

sabato 14 gennaio 2012

Smalti e drammi

Sono uscite (o stanno per uscire) le nuove collezioni di smalti Chanel e Dior per la primavera 2012 (anche se francamente mi sembra un po' prestino, dato che siamo ancora a gennaio).
Volevo dire che siete sleali, signori di Dior e Chanel.
Non si fa così.
Vi odio.
Dopo tipo sei mesi in cui ho potuto tranquillamente passare sopra alle vostre collezioni di smalti senza nessun problema - troppo dorati, perlati, fastidiosi - adesso mi fate questo?
Porca miseria, li vorrei tutti.


 Anche quello arancione. Anzi, albicocca, perché quello non è semplice arancione.


Pure quello verde (Waterlily). Anche se tendenzialmente odio il verde.

Poi, i nomi delle collezioni: Harmonie de Printemps. Garden Party.

Adoro.
Tra gli Chanel forse il mio preferito è April, quella specie di rosso bordeaux che riesce comunque ad essere primaverile.
I signori di Dior sono riusciti a farmi trovare convincente il lilla (Forget-me-not), cosa che non succedeva dal 1998.

Ciao, vado ad accendere un mutuo.

mercoledì 11 gennaio 2012

Traumi infantili

Prima di tornare a parlare del mio pazzo pazzo week end a Firenze, c'è un altro argomento che mi sta a cuore trattare. E sento l'urgenza di farlo ora, in questo momento. Mi ha ispirato una discussione di alto livello partita su twitter.
Vorrei parlare dei traumi che si subiscono da bambini. Di quando tu vuoi tanto tanto tantissimo una cosa, e nessuno te la regala. Perchè costa troppo, perchè la userai una volta e poi la lascerai in un angolo, perchè hai già troppi giocattoli, perchè no.
Il mio trauma ha un nome preciso.
Il mio trauma si chiama DOLCE FORNO HARBERT.


 Io lo volevo, capite. Lo volevo proprio. Lo amavo.
Volevo sfornare pasticcini e pizzettine perfette da offrire alle mie amiche.
Volevo usare quel piccolo mattarello per creare meraviglie.
E invece no.
Invece mi hanno regalato il maledetto DOLCE GELATO HARBERT. Una schifezza immonda. Usato una volta. Fatica immane per un pessimo gelato al limone. La delusione.

Subito dopo, nei miei desideri infantili mai realizzati, veniva IL PISOLONE.


Chi non ha amato il Pisolone?
Chi non ha sognato un pigiama party con le amichette ognuna col suo saccone peluscioso a forma di cane/coniglio/topone?
E invece no. Perchè? Perchè cosa te ne fai. Perchè prende la polvere. A quanto pare, quest'ultima era la scusa di TUTTE le mamme degli anni '80 per non comprare ai propri figli il Pisolone.

E voi?
Quali sono stati i vostri regali mai ricevuti?
Come si chiama il vostro trauma?
Ditemelo, perchè sono proprio curiosa.

lunedì 9 gennaio 2012

Firenze4Ever: the pinkest one

Finalmente, eccomi.
Sono tornata. Sul blog, ma anche da Firenze, dove ho trascorso gli ultimi tre giorni.
Vi racconterò dei miei giri per la città, ma prima parliamo di cose serie. Come il Pink Carpet di LuisaViaRoma, la festa conclusiva di... boh, non so neanch'io bene come definirlo, forse un evento (Firenze4ever, appunto) per blogger superfighissimi, alla cui serata conclusiva potevano partecipare anche i cialtroni comuni mortali come me.
Antefatto: sabato pomeriggio ho finalmente conosciuto La Snob e sua sorella Poupette. [Sono persone vere!]. Dopo un giro per saldi alla pazza pazza ricerca di scarpe, siamo rimaste d'accordo per trovarci la sera davanti al negozio (dove si sarebbe svolta la festa) per entrare insieme nel circo e domare la folla di fashion blogger a colpi di pochette. Poi loro sono arrivate in ritardo come solo le Vere Fighe sanno fare, ma questa è un'altra storia.


 Insomma, mi sono trovata in quel marasma da sola. Così ho osservato, mi sono fatta un'idea. Sono stata il Piero Angela della situazione. Forse anche l'Alberto Angela. E mi sono subito alterata. Ma porca di quella puttana, io mi sono fatta il mazzo per trovare roba rosa da mettermi e 'sti stronzi cosa fanno? Metà di loro se n'era bellamente sbattuta del rosa. Ma, dico, c'è un dress code per cosa? Per sport? Enzo e Carla cosa avrebbero detto?? Li avrebbero cazziati, ve lo dico io. Ero indignata. Quindi, ridendo e scherzando, ero la più rosa di tutti. Perchè c'erano i fuxia, i rosa cipria quasi beige, ma rosadavverorosa c'ero quasi solo io. E Brianboy con la sua volpe rosa confetto.

Comunque, io ero pronta al peggio, ad affrontare una banda di matti muniti di reflex, e invece ho anche incontrato persone (quasi) normali. Diciamo che - come mi aveva preannunciato La Snob - potevamo osservare grosso modo tre categorie di soggetti:
1) i VIB (Very Important Blogger) o presunti tali;
2) le persone normali giunte alla festa per curiosità e con la giusta dose di ironia;
3) quelli che non erano nessuno ma che ci credevano tantissimo. La peggio specie.
Mi sono anche resa conto di non essere assolutamente preparata. Non avevo studiato. Quando mi dicevano "Ah guarda, quella è Tizia di Fashion Loves Glamoursailcazzo" io mi guardavo in giro con la faccia a punto interrogativo. NON SAPEVO NIENTE. Il disagio.
Gli unici che conoscevo erano i soliti noti, è stato un po' strano vederli dal vivo.

Ferragni: carina è carina, non c'è niente da fare. Poi era la regina della festa, l'ospite d'onore. La faccia schifata con cui si aggira per il mondo la potrebbe anche evitare, ecco. Era vestita male, secondo me. Abito orrendo.

Richi: c'era ovviamente anche il suo cavalier servente. Basso. Io pensavo fosse lei alta un chilometro, ma lui non è sicuramente una stanga. Più basso di me senz'altro. Non male però, dal vivo. Verso la fine mi pare che abbiano anche litigato.

Andy: lei è una di quelle che se ne sono sbattute del rosa, quindi l'ho odiata. A parte questo, ha una faccia simpatica, sembra una tipa a posto, ma magari mi sbaglio. E' altissima.

Rumi (The Fashion Toast, se non erro): l'ho vista di sfuggita, secondo me è una Figa Vera. Una che non ha bisogno di tirarsela.

Irene Colzi: non l'ho proprio vista, e mi dispiace, perchè il suo è uno dei pochi fashion blog che leggo sempre. Anche se i suoi outfit (diiio come odio questa parola) non rientrano assolutamente nei miei gusti. In realtà non so perchè la seguo, ma di base mi sta simpatica.

Brianboy: ecco, questo tizio per me resta un mistero. Perché mai un filippino alto un metro e 12 che si veste come uno appena uscito da un manicomio criminale sia il fashion blogger più famoso del mondo non riesco proprio a capirlo. Ma con quella volpe rosa mi ha colpito e affondato. Ha vinto lui, capite. Io, Viola (La Snob), Poupette, Flo e Federica avremmo voluto farci una foto insieme a lui, perchè, come ha detto Viola "Andare da Luisa e non farsi la foto con Brianboy è come andare a Disneyland e non farsi la foto con Topolino".  Però alla fine hanno vinto le chiacchiere, lo spumante rosè, i pasticcini, "tre di quello che vuoi", l'adescamento di un cameriere e il fan club della Snob che non riuscivamo più a toglierci di torno.
Ci sono stati anche un concerto di una tizia che non conoscevo perché non sono abbastanza trendy (Joan As A Policewoman) e un dj set di un diggei che non conoscevo perché non sono abbastanza trendy. Mentre suonava il suddetto diggei ci sono state scene brutte di tre tizie che si scatenavano senza alcun motivo e si scattavano foto come forsennate. Loro tre da sole. In un angolino. Mah.
Menzione speciale a non ricordo chi che, quando siamo usciti, ha detto "Dai, andiamo a farci una foto sulla giostra del cavalli!". Ovviamente, alle 2 passate, la fottuta giostra dei cavalli era chiusa. Io e Poupette ci reggevamo l'una all'altra causa dolore ai piedi da tacchi e maledivamo la giostra, i cavalli, la pavimentazione fiorentina e la simpaticona che era andata a cambiarsi le scarpe.
In ogni caso, io mi sono divertita. Per una sera la provinciale ha fatto la vita di città.
Grazie alle grandiose Viola, Poupette, Flo, Federica e anche a Sandra ed Eleonora.
Ah, lo so che siete curiose e lo volete vedere... il mio vestito era questo:


Dal vivo è ancora più rosa.
La mia faccia la troverete in giro lo stesso, temo.
La cosa mi inquieta un po', ma pazienza.
Non sarò mai una vera fashion blogger.

martedì 3 gennaio 2012

Speranze e frutti di bosco

Eccoci, primo post dell'anno.
Buon 2012, innanzitutto.
E speriamo davvero che non vada come a capodanno, perchè, diciamo... poteva andare meglio. Anche tutta la giornata dell'uno. Se queste sono le premesse... beh, ciao proprio.
Comunque, sono qui per parlarvi di una mia creazione di cui vado piuttosto fiera.
Il pandoro farcito ai frutti di bosco.


 Ve ne parlerò mentre sorseggio la mia amica tisana depurativa, perché sarebbe anche ora di darsi una regolata, dato che ho ingurgitato circa metà del suddetto pandoro. Ma era così buono. [oggi avrei voluto pesarmi, ma la mia bilancia, appena mi sono avvicinata, mi ha detto "No no no no no. Cosa credi di fare?". Quindi ho lasciato perdere, per il bene di tutti.]
Tornando a noi, la ricetta.
Ho fatto la classica crema al mascarpone, sbattendo i tuorli di due uova con 300 grammi di zucchero, aggiungendo poi 500 grammi di mascarpone e del liquore (in questo caso un liquore alla frutta fatto da Padre). Ho montato a neve gli albumi e li ho incorporati al resto della crema maleficamente buona, cercando di non mangiarmela tutta a cucchiaiate prima di finire il dolce.


 Nel frattempo (e qui parte il mio apporto alla ricetta) ho schiaffato una busta di frutti di bosco surgelati in un pentolino con due cucchiai di zucchero e poca acqua e li ho fatti scaldare, fino a che non si sono scongelati. Mi sono accorta che hanno rilasciato dell'ottimo sughetto, quindi li ho filtrati, ho aggiunto al succo un pochino d'acqua e del liquore alla frutta (lo stesso di prima) e con questo mischione ho bagnato le fette di pandoro che avevo tagliato precedentemente. O meglio, che avevo fatto tagliare ad altri, perché a me sarebbe sicuramente venuto storto.
E poi via, fetta di pandoro imbevuta di succo, crema al mascarpone, frutti di bosco cotti, fetta, crema, frutti, fino a che ho finito il pandoro.
Fortuna ha voluto che qualcuno avesse comprato dei frutti di bosco freschi, così sono anche riuscita a decorarlo.
Era di un buono che non potete capire. Un pochino più leggero del solito pandoro con la crema al mascarpone.

Proviamo ad iniziare (almeno sul blog) in dolcezza.
Buon anno, gente.

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