venerdì 30 marzo 2012

Regali

Bene gente, visto il successo riscosso dal portachiavi Lego rosa, e visto che stamattina da una tasca della mia borsa ne è saltato fuori un altro, ho deciso di farvi un regalo di Pasqua e darne un paio a due di voi. Se ne avessi di più li spedirei a tutte quelle che me l'hanno chiesto, ma purtroppo sono stata poco furba e ne ho presi pochi.
Quindi ci affideremo al caso e a una persona arriveranno portachiavi più gommine, a un'altra solo il portachiavi.

Solo foto professionali nel mio blog
Se bramate il portachiavi, scrivete un commento.
Se credete che sia pazza, lasciate un commento.
Se mi odiate, NON lasciate un commento.
Facciamo che lunedì 9 aprile alle 23.59 (avevo scritto 2 aprile, ma sono scema, nella mia testa il 2 era il lunedì di pasquetta) è il limite ultimo per candidarsi, poi la dea Fortuna deciderà (oddio, queste cose non le so fare).
[Vorrei rassicurare la mia amica Pazza Saggia, il tuo portachiavi è al sicuro, non lo sto regalando. Loggiuro.]
Non so se devo dire altro.
Boh, sentite, fate un po' voi.
Altrimenti mi vendo i portachiavi su ebay, un paio di euro potrei anche farli.

E la prossima volta vi regalo una borsa di YSL, promesso.

(Ecco, lo sapevo che mi stavo dimenticando qualcosa... scrivete la vostra mail nel commento! Brava Emy che me l'hai ricordato)

mercoledì 28 marzo 2012

Ho sette anni

Ecco, qui, sono ancora viva.
Inizia a fare caldo e io che combino?
Mi trasformo in una palla informe e sofferente di muco e catarro. Bella immagine, eh?
Sembra che ora il peggio sia passato, ma sono così fiacca che fare due rampe di scale potrebbe essermi letale.
E torno da voi con un post di rara inutilità.
Tema: i Lego.

Io ho sempre amato i Lego. Mi sono sempre divertita un sacco a costruire un po' di tutto.
Immaginate la meraviglia quando, nel 1992, è uscita la serie Lego Paradisa. Tempo fa ho fatto un sondaggio su twitter, ce la ricordavamo solo io e un'altra ragazza. Lo trovo INACCETTABILE. Io mi ricordo anche la canzoncina della pubblicità! "Paradisa Paradisa, ma che solo che c'è! I cavalli, il surf, il mare e tanti amici per me! Una villa da favola, per tuffarsi nel bluu. Paradisa Paradisa, vieni a starci anche tu!" (a breve vengono a prendermi quelli della neuro, non temete) (capite perché non riuscivo a passare procedura penale? Il mio cervello è intasato da questa roba).
Io avevo questa villa:

Era fighissima.
Avevo anche qualcos'altro, ma adesso non mi viene in mente. Forse era una spiaggia, o un maneggio. O entrambi.
Comunque, un paio di settimane fa ho risposto ad un annuncio per fare la promoter in un negozio vicino a casa mia, non specificavano per cosa, un generico "giocattoli".
Viene poi fuori che "giocattoli" significa la nuova collezione Lego Friends, costruzioni per bambine dai 5 ai 12 anni. L'evoluzione di Paradisa. Ommioddio.
In cosa consisteva il mio lavoro? Nel costruire un salone di bellezza e un bar fatti di Lego, nell'aiutare le bambine a costruire le cosine più piccole e nell'elargire gadget rosa firmati Lego. Indossando una maglietta rosa. Un sogno, insomma.
Io 'sta maglietta me la metterei per andare in giro, a dirla tutta.
E niente, mi sono divertita un mondo.
Ho circuito bambine per far comprare questi Lego, ma, alla fin fine, piacevano quasi di più alle mamme. Ho visto passare madri con l'occhio lucido che mi dicevano "Io ho solo maschi..." e poi, rivolte ai pargoli "Eh, queste sono le costruzioni che piacciono alla mamma". Amica, io ti capisco.
Cioè, guardate:



Hanno anche fatto i presonaggini con le facce vere, non da lego, tipo le bamboline di Polly Pocket.
E dovevo regalare portachiavi e gommine a forma di mattoncino. Ovviamente me ne sono portati a casa... diciamo uno.


Insomma, com'è come non è, passano in allegria queste otto ore, io avrei voluto implorarli di farmi tornare a giocare lavorare anche il sabato successivo, ma non era il caso.
Raccolgo armi e bagagli, chiedo cosa farne di tutta la roba sparsa per lo stand che mi era stato assegnato. "Per caso hai delle nipotine? Se vuoi portati a casa qualcosa". Ahhaaa. OVVIO che ho delle nipotine. Si chiamano Laura e Laura, e hanno entrambe 28 anni.
Quindi, tutta felice, mi sono portata a casa il salone di bellezza e la decappottabile di Stephanie.

Il fatto è che io le ho davvero un paio di cuginette di 7-8 anni.
Ma i Lego me li voglio tenere io lo stesso.
Quanto sono grave?
Come dite? Ah, sono da ricovero?

Ok, vado a richiamare quelli della neuro, così mi portano via.

venerdì 23 marzo 2012

Domande scomode

Oggi sono qui per fare un appello.
Perché, come qualcuno di voi sa, dato che mi segue su twitter, in questi giorni c'è stata una persona che mi ha fatto parecchio arrabbiare. Io, a questa persona, non ho fatto proprio niente. Non ci vediamo neanche mai. Ma lei ci gode lo stesso a farmi star male, vai a capire perché. Adesso non starò a spiegare esattamente cos'è successo, ma l'altra sera ci siamo viste e lei, che sa qual è il mio nervo scoperto, non ha fatto altro che chiedermi "Ma tu quando ti laurei? Ma come mai non ti sei ancora laureata? Ma non avevi finito? Ma mi raccomando, dimmelo quando ti laurei, che ci tengo a saperlo!". Sempre con sto sorriso da finta amica sulle labbra. Ecco, lei lo ha fatto perché è chiaramente una stronza, ma il mio appello sarà più generale.
Non chiedete alla gente quando si laureerà. Se non è il diretto interessato che tira fuori l'argomento, vuol dire che non ne vuole parlare. Che ci sta male. Che, a volte, non è neanche colpa sua se è ancora lì a marcire all'università. Magari voi lo fate senza pensarci, per parlare, per gentilezza. Ma no, lasciate perdere.
E lo stesso vale per tutte le varianti di questa domanda.

- Ma quando ti sposi?
- Quando andate a convivere?
- Hai trovato lavoro?
- Quando fate un bambino?
- E il secondo figlio quando arriva?

Se non ne sto parlando io per prima, c'è un motivo.
Se mi fai una domanda del genere, o non ci pensi, o vuoi deliberatamente ferirmi.

Quindi, quando mi laureo?

NON LO SO CAZZO, NON-LO-SO!
E SE LO SAPESSI, NON TE LO DIREI!

Oh. Mi sono sfogata.
Buon week end a tutti.

giovedì 22 marzo 2012

Epic fail

Oggi vi renderò partecipi del più grande fallimento culinario della mia vita.
Non facevo un disastro così clamoroso dalla prima volta che, tipo quindici anni fa, ho provato a cucinare un risotto.
Quindi, da una brutta idea di Laura, signore e signori, ecco a voi "Riprovo a fare i macarons". Un dramma in una puntata, prodotto in collaborazione poco amichevole con la farina di mandorle. Special guest: degli albumi poco collaborativi.

Ma andiamo con ordine.
Qualche mese fa avevo provato a fare i macarons, complice l'acquisto completamente inutile di un kit.
Il risultato? Una specie di amaretti. Buoni eh, per carità, ma non erano macarons.
Convinta di aver capito cosa avevo sbagliato, l'altra sera ci ho riprovato.
Ed è stato il macello.
Forse, e dico FORSE, un po' è stata colpa mia.
FORSE il fallimento è dovuto al fatto che ho iniziato seguendo una ricetta, poi a metà ho deciso che non mi convinceva più, così ne ho seguita un'altra.
Quindi l'impasto è venuto liquido. Molto liquido.
Ed è colato DAPPERTUTTO.


Volevo buttare via tutto.
Dopo che ci avevo messo UN'ORA a setacciare farina di mandorle e zucchero a velo.
Poi ho deciso di provare almeno ad infornare, ed il risultato è stato questo:



Ecco qua. Delle lingue di gatto. Delle particole. Delle cialde.
Il fallimento.

Ma non è mica finita.
Perché mentre facevo l'impasto ho compiuto uno di quegli errori che farebbero solo i principianti, ma i principianti stupidi.
Ho messo gli albumi in una terrina per montarli a neve, ma insieme ci ho messo anche lo zucchero.
Ovviamente non si è montato proprio un beato cazzo.
Quindi mi sono ritrovata con una ciotola di roba bianca e dolce, che poteva essere una meringa, ma non lo era perché non era montata.
Ne ho mangiato metà a cucchiaiate per tirarmi su il morale, poi ho deciso di buttare tutto in forno dentro alle formine dei muffin e vedere cosa succedeva.
E ho scoperto che questa cosa si gonfiava. E io guardavo dentro al forno e ridevo.


E quindi mi sono ritrovata con queste simil-meringhette mezze crude.
E una teglia di particole alla mandorla.

Se mi viene in mente di provare a rifare i macarons, vi prego, FERMATEMI.

martedì 20 marzo 2012

Drammi tricologici imminenti

E' giunto il temuto momento.
Se fosse per me, lo rimanderei a data imprecisata.
Tipo a mercoledì del mese di MAI.

Perché, signora mia, è arrivato il momento di tagliarmi i capelli.
Ed è un dramma.
Perché dopo l'ultimo taglio rovinoso, mi sono chiusa in una sorta di lutto tricologico, promettendo a me stessa che non avrei mai, MAI più tagliato i capelli fino a che non mi fossero arrivati al sedere, come neanche Federica Panicucci dei tempi belli.
Ma sono passati tre mesi, e i miei capelli non sono mai stati presi così male. Diciamo grazie alla piscina: il cloro mi sta polverizzando le punte e i maledettissimi asciugacapelli a monetine buttano fuori aria della temperatura del nucleo del sole (poi, ieri sera sono andata ad acquagym e mi sono anche dimenticata di portare la spazzola, quindi mi sono dovuta pettinare con le mani, dopo che non avevo neanche messo il balsamo. Una brutta storia). Quindi mi ritrovo con la paglia in testa e con delle doppie punte che hanno le doppie punte.
Ho tentato il tutto per tutto comprando l'olio di Argan. Attualmente non ho visto miglioramenti, ma la situazione probabilmente è ormai troppo compromessa.

Quindi, eccoci qua.
Devo andare dalla parrucchiera.
Ma dai chi?
L'assassino che ha dato tutto un nuovo senso alle parole "taglio scalato", non mi vedrà mai più neanche in foto. Anzi, forse mi vedrà in tribunale, quando avrò messo insieme una folla per dare inizio ad una class action contro i parrucchieri incompetenti. Perché quel figlio di puttana mi ha fatto uno scalino. UNO SCALINO SUI CAPELLI. Non una scalatura graduale. No. Un tot di capelli di una lunghezza, un tot lunghi cinque centimetri in meno. Voi capite che è da criminali fare una cosa simile. Io gli darei l'ergastolo a uno così.
Quindi ora non so dove andare.
Ma ho un'esperta in casa.
Madre è andata da tutte le parrucchiere della mia cittadina. E con tutte, intendo TUTTE.
Un giorno, per sfidarla, ho preso in mano l'elenco e le ho letto i nomi dei saloni, mentre lei faceva come con le figurine "Celo, manca". Beh, non ne mancavano.
Non trova pace.
E' un filino esigente.
Adesso va in questo salone nuovo, di cui - per il momento - è molto soddisfatta.
Quindi, mi sa che ci andrò anch'io.
Solo che non mi va.
Non voglio che mi taglino via tutto il mio scalino superfluo.
E se poi non mi ascoltano?
E se poi succede un altro disastro come tre mesi fa?
E se sono cattive?

Questa tipa non è davvero felice, sta chiaramente fingendo.
Ma li vivete anche voi questi problemi con i parrucchieri?
Io le invidio terribilmente le donne che hanno un rapporto duraturo e pluriennale con le loro acconciatrici.

Poi, cosa posso fare con 'sti capelli?
Sono talmente alla frutta che domenica mattina mi sono fatta una maschera con yogurt e cacao amaro. Quando li ho asciugati, i capelli sapevano da ciobar ammuffito. Capite, qui mi serve una mano.

Attendo fiduciosa i vostri consigli.
Nel frattempo, vado a tagliare le doppie punte con una forbicina da unghie.

mercoledì 14 marzo 2012

Smetto quando voglio

Sono ormai un paio di mesi che sono entrata in un nuovo tunnel.
Un tunnel carino e profumato.
Quel tunnel si chiama LUSH.

Tutto ha avuto inizio grazie a (o meglio, per colpa di) qualche youtuber, forse Clio, che un bel giorno si è messa a cantare le lodi di questa maschera da viso che prometteva miracoli, la Mascherita Piperita. Il mio cervello ha immagazzinato l'informazione.
Poi è stato il turno di un'altra youtuber che parlava di shampoo solidi. Che figata, uno shampoo in saponetta! Altra informazione immagazzinata.
Un bel giorno, la vostra eroina si è trovata a Firenze e, trotterellando tranquillamente, si è ritrovata giusto davanti ad una bottega Lush.

E fu così che entrai nel tunnel. Non se ne esce, io ve lo dico.
Perché entri e ci sono queste creature bizzarre, le commesse. E sono gentili. Simpatiche. Ti chiedono se hai bisogno di qualcosa, ma non ti danno fastidio come tutte le altre commesse del globo terracqueo. Ti fanno provare i prodotti. Ti consigliano senza fracassarti le palle. Sono COMPETENTI. Su quest'ultimo aspetto vorrei soffermarmi. Io sono abituata a commesse delle profumerie inutili, disinformate e che cercano di fregarti. Ovviamente non sono tutte così, ma gran parte. Così, quando la tipa del negozio Lush di Venezia mi ha citato un video su youtube, l'avrei abbracciata. Lei SAPEVA. Capite, ho dovuto comprare quella crema.

Poi c'è il capitolo campioncini. Te ne danno una vagonata. Penso che una volta mi abbiano regalato mezzo chilo di sapone. Ma ti chiedono anche se vuoi provare qualcosa! Io, quando è stato il mio turno, ero così spiazzata che non sapevo cosa dire. Non sono abituata ad essere trattata bene dalle commesse. Per dire, l'ultima volta che sono stata da Sephora, la commessa mi ha quasi lanciato il pacchetto con dentro quello che avevo comprato, e mi è venuto l'impulso di chiederle scusa perché l'avevo disturbata per pagare. Giusto per fare un paragone.
Però c'è un rovescio della medaglia. Perché, se ti regalano la roba, tu la provi. E se la provi, poi la vuoi.
E se vai in negozio ci sono loro così gentili che ti fanno provare altre cose fighissime e rischi di entrare in un loop senza fine.
Io adesso sto tentando di non pensarci, ma sto già facendo una lista mentale di quello che mi serve assolutamente.

Ditemi che non sono sola.

Ma, comunque, io smetto quando voglio.

domenica 11 marzo 2012

Fashion victim

Definizione da Wikipedia:

Neologismo, coniato dallo stilista Oscar de la Renta, con il quale vengono identificati i soggetti che seguono in modo passivo e acritico qualunque dettame della moda.

Ecco io, a volte, mi sento un po' fashion victim. 
Mi faccio prendere dalle mode. Anzi, all'inizio sono sempre titubante, poi però ci casco come una pera.
La mia fortuna è quella di avere buon senso. Io sono consapevole di come sono fatta e conosco i miei limiti. Sono la classica "donna a pera", con poco seno e con un fondoschiena diciamo importante, quindi lo so che certe cose non me le posso proprio permettere. Tipo i vestiti che fasciano. Certi tipi di pantaloni. Quasi tutti gli abitini di Asos.
Una volta ci rimanevo male, ora invece ho capito e certe cose non le prendo neanche in mano quando giro per negozi.

Però, di fondo, mi faccio prendere. Mi fisso. Soprattutto se credo che una cosa mi possa stare bene.
Come ormai l'intero web sa, l'8 marzo è uscita la collezione limitatissima Marni at H&M.
Francamente non ero molto interessata, non ci avevo fatto tanto caso, finchè qualcuno non ci ha scritto un post e ciao, quella collezione me la sono anche sognata di notte.
Mi era anche venuta l'idea di prendere un treno e andare la mattina stessa a cercare di accaparrarmi qualcosa (lo spolverino lo spolverino lo spolverino), ma ho temuto che a casa mi prendessero per pazza e poi, di base, sono pigra e non avevo voglia di alzarmi prestissimo per andare a comprare dei vestiti. In più mi ero convinta che dalle mie parti la gente non ne sapesse niente di questa collezione. Siamo provinciali, porca miseria!
E invece. Sono passate le cavallette anche qui. Un'orda assassina.
Quindi ciao spolverino, ciao.

Ieri mattina guardo fuori, una bella giornata. Ma sì, vado a fare un giro oggi pomeriggio.
Fischiettando e passeggiando, toh! sono capitata proprio davanti ad H&M. (Non mi ero guardata la strada per arrivarci su google maps, no. E non mi ero neanche stampata la cartina).
E niente, c'erano due espositori ancora pieni. Più che altro di giacche plasticose orrende, ma anche di quattro-cinque paia di short fuxia e tipo sette-otto bluse dorate.
"Dai, guardo se per caso c'è la blusa della mia taglia. Ma solo per guardare. Tanto cosa me ne faccio. E' dorata." La trovo. L'ultima. "Dai, me la provo, giusto per."

"Cacchio. Mi sta bene.
E adesso?"
Poi non ricordo bene cos'è successo.
Ma mi sono ritrovata con questa in mano:


Cosa volete che vi dica, sono una debole.
Ma sono anche una persona felice.
Niente rende più felici che comprare cose completamente inutili.

Ora però, veniamo a noi.
Quando la posso mettere?
E con cosa?
Dai, datemi una mano, magari riesco anche a non lasciarla marcire nell'armadio.

Intanto, però, io sono soddisfatta lo stesso. 
Sono una maledetta féscion victim.

mercoledì 7 marzo 2012

Make up e ignoranza

Non sono mai stata una fanatica del make up.
Ho iniziato a truccarmi a 14 anni o giù di lì, e ho sempre avuto il mio mascara (mai senza), il mio fondotinta, qualche ombretto, l'immancabile trousse di Pupa (a forma di orso, nel mio caso).
Andando avanti con gli anni le cose non sono cambiate. Sempre mascara, fondotinta, ombretto. Fine. Un paio d'anni fa la svolta, una tipa mi ha truccato in profumeria e ho comprato UNA MATITA. Prima non avrei saputo usarla.
Sulle labbra non ho mai messo niente, qualche lucidalabbra usato tipo due volte perché Madre mi urlava "Mettiti qualcosa su quella bocca che mi sembri Morticia!" e poi abbandonato sul fondo di una borsa.
Quando io finisco un cosmetico, di solito non lo posso ricomprare perché non è più in produzione.

Quindi vivevo tranquilla nella mia ignoranza.
Non sapevo che lì fuori c'era un mondo, anzi un universo intero di cose a me sconosciute.
Ho scoperto che sull'internèt ci sono un sacco di persone che ne sanno a pacchi e che mi hanno fatto scoprire tante cose che non conoscevo.
Solo che tuttora non so cosa potrei mai farmene.
Ero - e sono - impreparata.

Cominciamo con il fard.
Intanto scopro che è assolutamente anni '90 chiamarlo fard, si dice blush, amiche.
Poi, non è solo in polvere, giammai. Esiste anche in crema, in gel, in palline, probabilmente anche in foglietti adesivi per quello che ne so io.
Faccio outing: io il fard (chevvedevodì, mi viene da chiamarlo alla vecchia maniera) NON LO SO USARE. Non ho idea di come si metta. Neanche ClioMakeUp è riuscita ad insegnarmi. Sono un caso clinico, lo so che queste sono le basi. Aiutatemi.

Ho appena scoperto l'uso del correttore.
La mia vita è migliore, ora.
Probabilmente sbaglio a metterlo, ma mi dà lo stesso grandi soddisfazioni.
Ah, non l'ho mica comprato, non saprei cosa prendere. Era un campioncino in omaggio con un mascara. Sono già nel panico al pensiero che finirà e dovrò acquistarne un altro. Quello del campioncino no, perché temo costi un rene.

Altra scoperta recente: la base occhi.
L'ha comprata Madre su consiglio della parrucchiera, ma si è stufata subito, quindi l'ha passata a me. Così mi sono trovata in possesso di questo oggetto misterioso di questa marca altrettanto misteriosa, Benefit. Ho poi scoperto che questa marca piace ed è molto conosciuta.
Francamente non ho riscontrato grandi cambiamenti nella durata del mio ombretto. Sbaglierò qualcosa?

L'illuminante.
Cos'è? Cosa mi rappresenta?
Tipo, il Touche Eclat. Cosa dovrei farmene?
Dove lo metto? Sotto le ascelle?

L'eyeliner.
Quello liquido col pennellino ce l'ho, sono preparata, maestra, ho studiato! Non lo so usare ma lo conosco. E pensavo fosse l'unico al mondo.
Poi mi dicono che esistono quelli in gel. Come li dovrei gestire? Cosa fanno?
Mi hanno regalato una trousse (come sono antica, eh?) per Natale, all'interno ci sono anche tipo cinque eyeliner in gel. Io li vorrei provare, davvero, ma come faccio a capire che pennello usare? Sempre che ci sia, il pennello giusto per metterlo, chi può dirlo. E' tra questi?

Ecco, visto che ci siamo, parliamo dei pennelli.
Il Grande Mistero.
L'argomento pennelli è quello che mi sconcerta più di tutti.
Quanti ce ne sono??
Quali dovrei avere?
Perché?
Io ho sempre usato solo le spugnettine che si trovano negli ombretti Deborah, capitemi.
Qualche mese fa ho preso il coraggio a due mani e ho comprato due pennelli, convinta che uno fosse da sfumatura e uno per mettere la terra. Ho sbagliato clamorosamente. Un fiasco completo. Quindi ho deciso di lasciar perdere. Anche perché, quanto cavolo costano? Ma state scherzando?

Il pettine per le sopracciglia.
Ne dovrei anche avere uno. Ma credo anche di averlo usato per pettinare le mie Barbie un'ultima volta. Mi è sembrato l'uso più consono.

I rossetti.
Ecco, quelli sono facili, basta comprarli e imparare a metterli.
E qui casca l'asino. Ci vuole un fottuto pennello anche per quelli.

Poi piegaciglia, ciprie trasparenti, fondotinta minerali, tinte per le labbra, ombretti cotti da usare bagnati, ciglia finte, palette: stendiamo direttamente un velo pietoso, non saprei neanche da che parte cominciare.

Capite che la situazione è tragica.
Aziende cosmetiche, se volete mandarmi qualcosa per aiutarmi ad imparare, a me non farebbe mica schifo. Sono certa che accorrerete numerose.
Amiche, se avete consigli da darmi, saranno ben accetti.
Io di mio ci sto provando, seguo beauty blogger e guardo filmati su youtube fino alle convulsioni, ma non sta servendo.

Intanto rimarrò nel mio angolino fatto di fondotinta, mascara e ombretto, abbracciando il mio orso-trousse di Pupa.
Forse è anche meglio così.

venerdì 2 marzo 2012

Why, Mulino Bianco?

Più che un post, questo vuole essere un appello.
Un appello per avere indietro qualcosa che ci è stato tolto troppi anni fa, senza un perché, senza una spiegazione, con brutalità e senza rispetto per i nostri sentimenti.
Sto parlando del Soldino del Mulino Bianco.


Perché Mulino Bianco? Perché il Soldino non c'è più? Cosa ti aveva fatto di male?
Lui, insieme al Tegolino (che non ha mai raggiunto le vette di bontà del Soldino, e che esiste ancora), è stato un amico di mille merende, sempre lì pronto a farmi sporcare le mani di cioccolato e a far nascere importantissime scuole di pensiero: quelli che mangiavano prima il soldino di cioccolata, quelli che lo mangiavano alla fine, e infine quelli che - sacrilegio - lo mangiavano insieme a tutto il resto.
Tornavo dall'asilo, e lui era lì.
Facevo colazione, e lui era lì.
Io, bimba magrina, potevo mangiarlo senza pensieri e senza paura di una futura obesità.
E ora? Dov'è finito il mio Soldino? Dov'è finita la merendina per cui potrei oggi rischiare il coma diabetico?
Il Buondì esiste ancora. La Girella anche. Sono merendine vintage e funzionano! Why not Soldino?

So che siamo in tanti. Facciamoci sentire.

Ma so anche che ci sono orfani di altre cose, tipo i biscotti Rose del Deserto.
Palesatevi. Ditemi cosa vi manca. Fondiamo un club di orfani di biscotti e merendine.
E poi, forse, andiamo a farci curare.
Io per prima.

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