domenica 31 luglio 2011

Tanti auguri a me


Gira voce che stia diventando vecchia... ma non è niente vero.
Quindi 28. Ma io me ne sento 22.

giovedì 28 luglio 2011

Mutande e idiozia

In questi giorni dire che la mia vita non sta andando proprio benissimo è un eufemismo. 
Quindi cercherò di distrarmi scrivendo un po' delle mie solite stupidaggini, magari mi tiro su.

Inizierò facendovi vedere cos'ha sfornato di recente quel calderone di pazze pazze idee che si chiama Intimissimi (grazie Chiara per la segnalazione e per la foto!).

Ma prima di iniziare a dire che la follia per i creativi di Intimissimi è vicina, mi è venuto in mente un discorso uscito non so come su Twitter qualche giorno fa.
Si parlava di mutande. Mutande deficienti. Mutande con i pupazzini, con i palloni da calcio, con le stelline. E io mi sono resa conto di avere praticamente solo mutande deficienti. Quasi, dai.
Ho Hello Kitty, ho i gufi, ho l'elefantino rosa. Ho Paperino. A (quasi, fra tre giorni) ventotto anni, io possiedo mutande di Paperino. E mi piacciono!
Il mio spacciatore di mutande cretine, di solito, è Oysho. Perfino Intimissimi è sobrio con le mutande da donna.
Quindi, per tirare le somme: è solo un problema mio? Avete anche voi uno spacciatore di slip idioti, brasiliane di Spongebob, perizomi di Winnie the Pooh? O mi devo far internare?


Fatemi sapere.

martedì 26 luglio 2011

Ich liebe shopping*

Dato che, come vi ho già detto, ho mangiato due macarons, ora sento di potermi fregiare quasi a tutti gli effetti del titolo di fescion bloggher. Quindi mi appresto a parlare di un argomento fondamentale per una f.b., ossia lo shopping. A Berlino, nello specifico.
Perchè sì, si è mangiato, sì, si sono viste cose moolto interessanti, ma non prendiamoci in giro, io per negozi ci sono andata, urca se ci sono andata. Quando vedrete i miei acquisti penserete che più che fashion, sono una kitsch blogger. Non vi darò torto. Ho comprato solo cose assolutamente inutili, per di più non vestiti.

Ma prima parliamo dei negozi di Berlino.
Inizialmente ero perplessa. Non ne ho visti molti. Mah. Strano.
Mi chiedevo "Dov'è l'Oxford Street di Berlino?". La risposta è che non c'è. O almeno, si presenta diversamente. C'è Kurfürstendamm, la via principale dello shopping, è lunga circa tre chilometri e mezzo, ma più che piccoli negozi uno accanto all'altro, ci sono grandi centri commerciali a sei e più piani. E ti spiazzano. Almeno, io ero spiazzata. Anche qui, troppi stimoli. Troppo tutto insieme. Ma una figata. Non sapevo da che parte guardare.

Un murales-borsa gigante
Più o meno in tutti, al piano terra ci sono borse. Chili di borse. Tonnellate di borse. Di tutti i tipi, i colori, le forme. E io non sono lo stesso riuscita a trovarne una da comprare. E' il solito discorso, o c'era la Alexa di Mulberry che costa un rene, o una robaccia di plasticona. Niente via di mezzo. Ecco, se non sono riuscita a trovarmi una borsa a Berlino, posso tranquillamente lasciar perdere.

Il centro commerciale più bello che ho visto è stato KaDeWe. Il paradiso. C'è perfino Tiffany lì dentro. E' bello perchè, anche se non te le puoi permettere, puoi guardare da vicino (e toccare!) delle borse che altrimenti non vedresti neanche col binocolo. Almeno, io non le avrei viste. Chanel, Miu Miu, Prada, Fendi, YSL, Mulberry, Gucci, Michael Kors.
Da KaDeWe, come dappertutto, c'erano i saldi. E, al piano delle scarpe, sono rimasta allibita. Buttate sugli scaffali, nel casino, c'erano scarpe pazzesche, di Armani, Valentino e adesso non mi ricordo chi altro che in saldo costavano più di 500 euro. Ma dov'è finito il rispetto?? Alcune si erano tutte strisciate, le ragazzine se le provavano e le lasciavano per terra... mah. Che vergogna. Povere piccole scarpe. E io non ne ho salvato neanche un paio.

Capitolo profumerie. 
Qualcuno mi sa dire se per caso la catena Douglas è tedesca? perchè c'era una profumeria Douglas ogni dieci metri. Ed erano... ahaaa! Altro che quelle che ci sono da noi. Poi, nella prima in cui sono entrata, mi si è presentata questa visione:

Non è che sono solo smalti, sono smalti OPI. Una parete intera. E nella foto manca la riga dei verdi.
Cosa potevo fare? DOVEVO comprarne almeno uno. Solo che, anche qui, troppa scelta, disorientamento, Madre che mi metteva fretta, la commessa a cui ho cercato di far capire la mia agitazione. Per inciso, non costano meno che in Italia. Ma l'emozione di averne così tanti davanti ha vinto. E comunque, in aeroporto, costavano davvero meno. E le pareti erano due.Vi lascio immaginare com'è andata a finire. Anzi, ve lo mostro. Mi sono anche trattenuta.
Dating a Royal e Miami Beet
Poi, ho riportato in auge un'abitudine simpaticissima che avevo da piccola, ossia comprare un regalo per una mia amica, poi tenermelo perchè mi piaceva troppo e all'amica comprare qualcos'altro.
Quindi, stavolta, mi sono tenuta questa:
Perchè, vedete, quella principessa sono io. Sono proprio io. 
Il negozio vendeva queste cose super colorate e grosso modo inutili, ma così belle. 
Con questa dò inizio alle cose kitsch che ho comprato.

La seconda è una tazza di Starbucks. Di Berlino. Ho deciso che farò la collezione di queste tazze. Sì, è banale, è scontata, forse è anche brutta, ma mi rende felice il pensiero di comprare una tazza in ogni posto in cui andrò. Mi rallegro con poco, io.

Altro acquisto da Douglas, una sciocchezza, ma mi serviva. Beauty case molliccio. Quello con cui sono partita, me l'aveva regalato qualcuno per il mio ottavo o nono compleanno. Come dite? Sono passati vent'anni? no no, vi sbagliate di grosso. Sono sicura. 

Infine, sono caduta nel tranello Birkenstock. Ma prima che iniziate a far partire (meritati) insulti, vi dirò che i piedi ultimamente mi fanno male, dovrei mettere i plantari e non lo faccio, e queste ciabatte mi risolvono il problema. Inoltre, a) le ho pagate molto meno di quello che costano in Italia, b) in fondo erano un prodotto locale, c) a me queste piacciono. Non ho nessuna intenzione di andarci in giro fuori da casa mia e dal mio giardino, ma mi sono simpatiche. Poi, voglio dire, sono fuxia. Sono lucide.


Ecco, mi sono dilungata. Ma l'argomento mi stava piuttosto a cuore.
Quindi, donne (ma anche uomini), andate a Berlino e visitate, mangiate e comprate!


*licenza poetica, non lo so mica il tedesco io, potrei aver scritto una stronzata. Nel caso, ditemelo.

domenica 24 luglio 2011

Patate, cipolla, fritto

Dicevamo che ho anche mangiato, a Berlino.
I miei pasti sono stati un mix quasi letale dei tre ingredienti che vedete nel titolo, tutti insieme o presi singolarmente. Ho tentato in tutti i modi di evitarli, ma non c'è stato verso.

In ogni caso, prima sera: arrivata in Alexanderplatz alle ore 18.15, avevo una fame che mi sarei mangiata un bue muschiato. Solo che, insomma, era prestino. Madre: "Ma scusa, i tedeschi cenano presto, ceniamo anche noi". Solo che nessun tedesco stava cenando. Stavano grosso modo tutti bevendo delle birre da litro. Così, ci siamo avvicinate ad un chiosco meno impegnativo di un ristorante e, non si sa bene come, ci siamo trovate in mano questo:


 Abbiamo ordinato a caso e ci hanno dato questo. Era buono. Era solo l'inizio.
Anche perchè alle otto avevamo di nuovo fame, per cui abbiamo pensato bene di mangiare una coppa di gelato enorme al Sony Center.


Il mattino dopo. Il buffet della colazione.
Io, davanti al buffet della colazione, torno bambina, voglio tutto, sono sovrastimolata. Così finisco col fare mischioni letali come latte e subito dopo succo d'arancia, poi anguria, pane e marmellata, una ciotola di cereali col latte freddo, frutti di bosco e vuoi non assaggiare quel pezzo di formaggio? Risultato: mal di stomaco.
I giorni successivi ho stilato un piano d'attacco e ho fatto colazioni più sensate. Un po' più sensate almeno.

Pranzo. Dicevamo cipolla, giusto?


Voi pensate che non ci sia. Ma quell'insalata di patate è insidiosa. Meschina. Insomma, c'era più cipolla cruda che patate. Buona, eh. Ma l'ho digerita la sera durante la cena. Cena che doveva essere, non dico sana, ma quasi. Leggo nella Lonely Planet di questo locale "una vera e propria istituzione berlinese", dove servono solo la loro specialità, il mezzo pollo arrosto, meravigliosamente dorato e allevato secondo metodi naturali. Beh, mi sono detta, io lo voglio quel pollo. Così andiamo da Henne (trad.: pollo, appunto). Abbiamo aspettato, aspettato, aspettato ancora. Ma ormai eravamo sedute. Abbiamo mangiato altra insalata di patate nell'attesa. C'era solo quella di contorno. Oppure i crauti, che a me fanno schifissimo. Comunque, iniziano ad uscire dei polli e ad atterrare su altri tavoli. "Madre, a me non sembrano proprio arrosto sti polli. Sembrano troppo dorati, troppo."; erano FRITTI. Frittissimi. Una cosa favolosa. Il paradiso. Solo che, mezzo pollo fritto è davvero impegnativo e non ce l'ho fatta a finirlo, in fondo stavo ancora digerendo le cipolle del pranzo. Ma mi sono vergognata di me stessa.


Dopo tre pasti consecutivi in cui ho mangiato roba fritta, a pranzo di mercoledì ho pensato di mangiare la prima cosa non fritta che mi capitava sotto agli occhi.



Niente fritto, niente patate... avete capito, vero? oh sì, chili di cipolla. Tonnellate di cipolla. Che a me non è che faccia schifo, però, ad un certo punto basta.

Metteci anche un altro paio di wurstel, un'altra schnitzel, un paio di caramel frappuccino di Starbucks, due macarons (!) e mezza birra che Madre mi ha fatto mandare giù con la forza ("Che qui costa meno dell'acqua") e capirete che ho preso 32 chili in tre giorni e mezzo.

Adesso la mia dieta dovrebbe consistere in acqua e... acqua. Forse un po' di minestrone. Ho seriamente bisogno di depurarmi.
Vado a farmi una flebo di tè verde. Adios. Anzi, auf Wiedersehen!

venerdì 22 luglio 2011

Ich bin ein Berliner

Eccomi, sono tornata.
Sono stata via solo quattro giorni e mi sembra di essere rimasta in vacanza due settimane. E' questo il bello di partire, cambiare aria... basta poco e mi rigenero. Non perchè mi sia riposata, eh. Ho camminato, uh se ho camminato. E, come vi ho detto, ero con Madre. La quale, ad un certo punto di mercoledì, mentre io impazzivo guardando cartine e guida per capire dove saremmo dovute scendere dall'autobus, presa da un raptus di stanchezza, mi fa "Scendiamo qui" "Ma come scendiamo qui, con che criterio hai deciso che questa è la fermata giusta?" "Me lo sento". Bene. Ho preso in mano la situazione, ci siamo sedute di nuovo e ho trovato la strada. Un momento di follia passeggera. Un gelatozzo con la panna sopra ed è passato tutto.


Comunque, Berlino mi è piaciuta. Mi è piaciuta molto.
E' una città nuova, verde (c'è un parco enorme nel bel mezzo della città, Tiergarten), sicura - non ho mai avuto la sensazione che mi potessero derubare da un momento all'altro, cosa che a Barcellona per esempio mi succedeva di continuo - con relativamente poco traffico.
Poi... sono tedeschi. Sono organizzati. Sono puntuali. Sono ecologici.
Prendere i mezzi è proprio a prova di idiota, non si può sbagliare fermata o direzione. Io ho usato tutto, tram, metro, treno e autobus.
E ho visto cose. Uh se ne ho viste.

La porta di Brandeburgo... ma che ve lo dico a fare?

Il monumento alle vittime ebree in Europa

Fernsehturm - la torre della televisione, alta 368 m

Il tetto del Sony Center a Postdamer Platz

Il muro

Checkpoint Charlie
L'interno della cupola del Reichstag

Vista dalla torre della televisione
Questa città mi ha impressionato perchè è densa di storia, ma così... nuova. La gente ha voluto abbattere quello che ricordava i terribili anni del muro e ricostruire tutto da capo. Beh, magari non tutto. La differenza tra l'est e l'ovest della città si nota ancora. E dove il muro non c'è più, è stata messa una doppia fila di pietre a ricordarne il perimetro.

Ovviamente ho visto tanto altro, oltre a quello che c'è nelle foto. Il Pergamon Museum, interessante e non troppo dispersivo; la nuova sinagoga (non entrateci, è un pacco l'interno); il museo della DDR - dove cercano di farti credere che vivere nella Germania dell'Est non era poi così male; il Museo del Muro - dove capisci invece che se la gente scappava verso ovest a nuoto attraverso il Mar Baltico o dentro alle valigie, un motivo doveva pur esserci; Alexanderplatz, con la sua Fontana dell'amicizia tra i popoli e l'orologio con l'ora di tutto il mondo; la fermata della metro Berlin Zoologischer Garten (non c'è niente di particolare, ma se avete letto "Noi, i ragazzi dello Zoo di Berlino", capirete che mi ha fatto una certa impressione essere proprio lì).

In realtà non ho solo visto cose. Ho anche mangiato e comprato cose. Ma di questo parleremo un'altra volta.

domenica 17 luglio 2011

The office

Questa settimana, pensate un po', ho lavorato.
Ho fatto, più o meno, la segretaria. Martedì la segretaria anche un po' porca, col mio tubino bianco. Mi mancavano solo degli occhiali così:

Comunque, questa settimana ho capito che odio rispondere al telefono, soprattutto quando suonano tutte e quattro le linee contemporaneamente e io sono riuscita a mettere giù in faccia a tre persone su quattro. Una laurea e l'incapacità di passare una telefonata all'interno giusto. Bene.
Ho capito anche che sono un po' pedofila, perchè progettavo agguati e imboscate per incantonare uno che lavora lì, ma che ha tipo trecento anni meno di me. Sono vecchia.
Sono vecchia, sì, ma la gente mi diceva ciao, mentre a tutti gli altri "Buongiorno" o "Arrivederci". Ah-ah.
Ho scoperto che amo la cancelleria. Sono andata in una cartoleria all'ingrosso e... il paese delle meraviglie. Avrei comprato TUTTO. Evidenziatori, post-it di tutti i colori (diiio, i post-it!), penne di tutti i tipi, i tritadocumenti... ho scoperto che mi serve un tritadocumenti. Mi serve e basta. E mi serve anche il commesso della cartoleria, per inciso. Un figo pazzesco.
Ho imparato perfino a fare i fax. Ad attaccare bollini dorati. E a cambiare i punti della cucitrice gigante! Uelà. Cose di un certo livello insomma.

Invece, domani, parto.
Come ha detto Caressa a Bergomi nel luglio 2006, "Andiamo a Berlino, Beppe!".
Ebbene, vado in terra di Germania per qualche giorno.
Con Madre.
La quale sta tentando di mettere in valigia tutta la casa.
Poi ci si chiede da chi ho preso io.

martedì 12 luglio 2011

Breve storia di un week end folle

Io vorrei raccontarvi con dovizia di particolari il mio week end di fuoco.
Vorrei dirvi che sabato il matrimonio è stato meraviglioso, la sposa era bellissima (ma bellissima davvero, io non sono una di quelle che "le spose sono tutte belle". Tutt'altro.) e quando l'ho vista le ho urlato "Ahaaa, sei una sposa!" e mi sono venute le lacrime agli occhi.
Vorrei anche dirvi che c'era un caldo maledetto, ma ce ne siamo fregati, abbiamo bevuto, mangiato, ballato e saltato come se non ci fosse stato domani. Dalle 10 di mattina alle 2 di notte.

Vorrei raccontarvi della pessima idea di fare un addio al nubilato in spiaggia, il giorno dopo un matrimonio a cui era stata anche la festeggiata, con 40 gradi all'ombra e un'umidità del 400%, e della mia pessima decisione di andarci.
Vi vorrei far vedere le magliette. Vi vorrei far capire quanto mi sono vergognata ad andare in giro con una maglietta con una scritta che non voleva dire NIENTE e con l'ape Maya, e sarebbe stato forse meglio che ci avessero disegnato un pene gigante.

Il fatto è che è martedì sera e io devo ancora riprendermi.
Perchè, giustamente, io questa settimana devo andare in ufficio dai miei a dare una mano perchè c'è una tipa in ferie. Che bellezza.

Quindi, prima o poi magari vi racconterò meglio tutto quanto, ma adesso... adesso quasi quasi vado a dormire.

venerdì 8 luglio 2011

I love Harry Potter

Harry Potter. O lo ami o lo odi. Niente vie di mezzo.
Io lo amo. L'ho amato, quanto meno.
Non Harry Potter in quanto Daniel Radcliffe (l'attore che lo interpreta nei film), ma in quanto serie di libri. I film, sì, li ho visti, belli eh, ma i libri... Sono passata alla storia per aver letto il sesto in tipo tre giorni (607 pagine. Non avevo un cavolo da fare, in effetti).

Due sono gli episodi della mia vita da raccontare legati ad HP.
Il primo: la gioia incredibile per aver trovato il sesto libro prima dell'uscita ufficiale. Era in un supermercato in montagna, non mi è sembrato vero. Il giorno dopo, infatti, l'avevano fatto sparire. Io però l'avevo comprato. Ah-ah.
Il secondo: dopo una giornata al mare, stavo andando a pagare il parcheggio da un omino che stava ascoltando la radio. Il giorno prima era uscito l'ultimo libro di Harry Potter. Dò il tagliandino al tizio. Per radio iniziano a parlare del libro. Raccontano il finale. E a me tocca ascoltarlo, perchè stavo aspettando il mio resto e mi sarebbe sembrato poco opportuno fuggire via urlando "Lalalalalala non sento non sento!" come faccio di solito quando non voglio ascoltare qualcosa (no, non sono normale). Quindi, il tizio del parcheggio, la radio e quegli stronzi di giornalisti che hanno letto il libro in mezza giornata mi hanno rovinato il finale. Li ho maledetti.

Comunque, ieri sera c'è stata la prima dell'ultimo film.
E una cosa sola mi è venuta in mente guardano come erano presi gli attori e la scrittrice.
Gli inglesi non si sanno vestire. Non ne hanno proprio un'idea!
Giudicate voi.

La scrittrice J.K. Rowling. E il suo giardino attaccato all'abito.


 Vabbè, con Helena Bonham Carter è come sparare sulla croce rossa. E' quasi sobria.



Daniel Radcliffe aka il capo della mafia russa. Con tanto di fermacravatta, particolare che io trovo agghiacciante.



Rupert nonmiricordoilcognomeenonhovogliadicercarlo. Vi prego di notare la giacca. La giacca!


Invece questi arrivano dalla Wall Street degli anni '80.


Emma Watson. E vabè, che ve lo dico a fare... lei ovviamente era fighissima. Sarà anche banale questo vestito da principessina, ma io lo amo.
Oscar de la Renta
Oddio, scopro solo ora che anche il vestito della Rowling era di Oscar de la Renta. Probabilmente sarà stato ubriaco quando l'ha disegnato. Anzi, sicuramente.

giovedì 7 luglio 2011

Cose a caso #2

Ho una nuova amica. Si accettano scommesse su quanto durerà il nostro rapporto, dato che non ho dei buoni precedenti in materia. Le serve anche un nome. Eccola:


Me l'hanno regalata sabato sera, come ricordino dell'addio al nubilato (una pianta grassa. C'è qualche simbologia dietro? un'augurio alla sposa di ingrassare? un consiglio poco velato a noi invitate: ingrassare prima del matrimonio per far fare una migliore figura alla sposa - di per sè già quasi anoressica? boh).
Poi, è con la morte nel cuore che annuncio la dipartita definitiva di Terry e Maggie, le mie due primule. Si sono seccate. Forse forse le ho lasciate seccare io. Ma non ditelo a nessuno. Era giunta la loro ora.

Tornando in argomento addio al nubilato, domenica ne ho un altro. Tutto il giorno. E vorrei far notare che io sabato sono ad un matrimonio. A fine week end mi farò abbattere.
Comunque, per questo addio sono previste le temibili magliette con la scritta per tutte le invitate. Io ho paura. Non oso pensare a come potranno essere e a quanto mi vergognerò ad andare in giro conciata in quella maniera.

Sabato matrimonio, dicevamo. Ieri sarei dovuta andare dalla Laura (la mia parrucchiera non troppo di fiducia) per un consiglio di guerra riguardante la mia acconciatura, ma mi ha tirato pacco. Io non ho ancora la minima idea di come mi farò raccogliere i capelli, ma confido in lei. Andrò oggi e speriamo bene.
Ho deciso di ascoltare il consiglio della maggior parte di voi ed abbandonare l'idea degli accessori neri per passare a scarpe e borsa di colore neutro. Mi sembra una scelta vincente.
Poi, stavolta, non ho il problema di essere più alta del mio ragazzo, dato che non ne ho uno. Figata. Per l'ultimo matrimonio è stato un dramma perchè, con i tacchi, io ero più alta del mio ex e lui si lamentava. Quindi ho dovuto ripiegare su delle scarpe che non mi convincevano solo perchè lui non voleva sembrare più basso. Nervi. Ho capito che con i tacchi divento un gigante, ma non è un problema mio. Il prossimo uomo lo voglio, anzi, lo pretendo, alto due metri. Dai, basterebbe anche uno e novantacinque. Venghino siori!

Madre inizia ad avere sospetti sul Ballerina. Penso abbia capito che compro smalti di nascosto. Ma io posso smettere quando voglio. Capito? Io smetto quando voglio!

Ultima cosa. Il signor Ginori mi perseguita. Questa volta sotto forma di creatore di sanitari. Davanti a casa di mia nonna c'è un cartellone enorme raffigurante un water o un bidet - non ho visto bene - proprio del mio produttore di tazzine preferito.
Richard mi osserva. Ho un po' paura.

mercoledì 6 luglio 2011

Luglio, col bene che ti voglio

Metà di questo 2011 è andata.
Di già.
Potrei fare un bilancio di questa prima parte dell'anno, ma, a dire il vero, non mi va.

Vi parlerò quindi di Luglio. Il mio mese preferito.
Innanzitutto perchè è il mese del mio compleanno. A me piace il mio compleanno. Questa volta compirò per la quarta volta venticinque anni. O per la quinta ventiquattro, devo decidere. Vorrei festeggiare davvero, non come l'anno scorso. E non come due anni fa, quando io ho pagato la cena a quindici persone e in dieci mi hanno regalato una maglietta. Giusto per fare un po' di polemica. E il mio allora moroso si è ubriacato e mi ha fatto parecchio incazzare. In effetti i miei ultimi compleanni non sono stati proprio meravigliosi. Ma lasciamo perdere.
Luglio mi piace anche perchè in passato mi sono successe cose fichissime.
Tipo, a tredici anni, innamorarmi perdutamente di due ragazzi e avere l'imbarazzo della scelta. Scegliere quello più brutto e che limonava malissimo, ma essere felice comunque.
Al mare, in una sera, baciare due ragazzi diversi (anche tre. Ma in realtà io non sono mai arrivata a tanto. Ci pensava la mia amica che da ora in poi chiameremo La Spagnola).
Scoprire, dopo anni che gli morivo dietro, che piacevo al Cestista. Rendersi conto che, a quel punto, a me non piaceva più. Ripiegare sul classico limone di cortesia (perchè, mi insegnano, un limone non si nega - quasi - a nessuno), salvo poi pentirsene perchè lui ha iniziato ad essere appiccicoso come l'attack.
Andare in viaggio a Kos, conoscere un gruppo di ragazzi tra cui colui che chiameremo Mondo Marcio, tipo per il quale ho fatto stronzate indecenti senza alcun senso, dato che di lui mi importava abbastanza poco. Ma lui mi amava. Non è finita bene, ma io - solo io temo - mi sono divertita come una pazza.
A Luglio ci sono stati campi scuola, viaggi, l'orale della maturità (che è andata meglio di quanto mi aspettassi), l'Italia che ha vinto i Mondiali, feste, bagni in mare di notte, piccole grandi follie.

A Luglio succedono cose belle. Non ad Agosto, non a Giugno. A Luglio.
Soprattutto il Quindici. Non so perchè, ma il Quindici Luglio, per anni, è stato un giorno stupendo. Misteri della vita.
Quest'anno probabilmente non succederà niente.
Staremo a vedere.

lunedì 4 luglio 2011

Addio nubilato, addio

Le premesse non erano tra le migliori.
Io non ero convinta. Pseudo Amica non era convinta.
Invece è stato bellissimo.
Di cosa parlo? Parlo della festa di addio al nubilato di F., che si sposa sabato prossimo.
"F. si sposa tra una settimana", ha detto una delle ragazze. E a tutte è venuto un po' l'occhio lucido per l'emozione. Poi però abbiamo riso. Abbiamo riso tantissimo.

Eravamo in spiaggia, l'abbiamo vestita da bagnina con tanto di parrucca bionda e salvagente di Baywatch, la gente guardava e rideva, e lei correva avanti e indietro per la spiaggia come neanche Pamela Anderson dei tempi belli, cercando i biglietti della caccia al tesoro che aveva organizzato sua sorella, la testimone.
Da segnalare gruppi di uomini decisamente affamati che ci seguivano (eravamo abbastanza, mi pare tredici) o si fermavano a guardare, ma soprattutto dei vecchietti che giocavano a bocce con le mogli che hanno urlato "Noi andiamo via con queste sirenette!" e le signore erano un po' contrariate.

Poi aperitivo in un chioschetto, la futura sposa viene bendata e via, verso la location segreta. Segreta per tutte tranne che per le organizzatrici, non avevamo idea di dove saremo andate a finire.
Alla fine di una lunghiiissima strada sterrata (qualcosa come dieci chilometri. La mia macchina ringrazia sentitamente. Mai stata così sporca), in mezzo al nulla, abbiamo trovato una casa di campagna meravigliosa, addobbata da candele, tende di tulle e soprattutto dal tramonto.
Lì ci aspettavano chef e cameriere con l'aperitivo che abbiamo preso sotto una pergola sedute su grandi cuscini bianchi. Faccio notare, secondo aperitivo, io iniziavo già ad accusare il colpo. Anche la sposa. Ci ha raccontato come sarà il suo vestito solo perchè era piuttosto brilla, sono sicura.
Abbiamo mangiato benissimo, bevuto abbastanza, anche perchè appena il bicchiere del vino iniziava a sembrare vuoto, tac!, il cameriere lo riempiva. Letale. Alle 23 ho iniziato ad avere mal di testa.
Comunque, le abbiamo regalato un po' di cosine carine, le abbiamo cantato una canzone ("Per dimenticare" degli Zero Assoluto), le cui parole erano state riscritte per l'occasione, abbiamo bevuto mojito (n.b. io poi dovevo guidare per dieci chilometri di strada sterrata al buio pesto, poi per altri 20 di strada normale. Ho rischiato la galera.).

Insomma, è stato bello.
Se all'addio al nubilato è andata così, immagino che il matrimonio sarà qualcosa di faraonico.

Io mi sento strana. F. è una delle persone che conosco da più tempo, da quando avevamo 3 anni, ed è bello vederla così felice, ma allo stesso tempo è pazzesco pensare che una delle mie amiche tra pochi giorni sarà una donna sposata. E' così... adulto. Mi fa commuovere già adesso il pensiero.

Non so se vi ho detto che al matrimonio dovrò leggere una lettura durante la Messa.
Sono settimane che mi immagino cadere dai tacchi e finire lunga distesa sul marmo.
Speriamo bene.
Vi farò sapere.

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