mercoledì 13 dicembre 2017

Cortina, Bressanone, mercatini di Natale e cartolerie

Durante il ponte dell'Immacolata ho pensato bene di fare qualcosa di assolutamente originale e per niente scontato: sono andata in montagna.
Ho passato tre giorni di quello che voleva essere relax ma che invece insommina, ma purtroppo è colpa mia, in questo periodo sono così serena che faccio concorrenza al personaggino Rabbia di Inside Out.
Dunque ero in Cadore, zona delle Alpi venete in provincia di Belluno (ma che tenta disperatamente di congiungersi all'Alto Adige e provate a dargli torto). 

Il weekend dell'8 dicembre si dà inizio alle danze della stagione invernale, quindi a Cortina d'Ampezzo fanno una cosa un po' tamarra che chiamano Fashion Weekend e, per esempio, organizzano un concerto gratuito di Jack Savoretti il 7 dicembre e tu arrivi l'8. Comunque vi consiglio di passare per Cortina la sera dell'8 perché in molti negozi si mangia e si beve aggratis (e non le solite pizzette, stavolta mi sono scofanata tartine con tartare di salmone) e si possono ascoltare pregevoli dj set... ma che ce frega, datemi da magnà.

Quest'anno poi si è addirittura messo a nevicare fortissimo, eravamo quindi nel bel mezzo di Vacanze di Natale '89; mancavano solo De Sica e una voce fuori campo che diceva "Anche quest'anno a Natale ci si ammazza dalle risate!" con Scatman in sottofondo.
Tra l'altro, per aumentare il trash, sono state avvistate Simona Ventura e Barbara D'Urso che giravano a braccetto per Corso Italia (via principale di Cortina).
Il giorno successivo la parola d'ordine è stata MERCATINI DI NATALEEE. Che non è una parola sola, ma vabbè dai. Quindi via, verso Bressanone, in Alto Adige. Che non è esattamente vicinissimo a dove alloggiavo (2 ore di macchina), ma ne è valsa la pena. 
Non ci ero mai stata, è una cittadina davvero graziosa e il mercatino di Natale nella piazza principale merita una visita. E potete bere vin brulè e portarvi a casa la tazza con i disegnini natalizi!
La cosa che mi interessa di più dei mercatini, di solito, è il cibo. E lì ho trovato l'impossibile: le patate intere con dentro la salsa allo yogurt, i panini con i wurstel, i pretzel, lo strudel bio, lo strauben (dolce fritto frittissimo buono buonissimo), zuppe di goulash, d'orzo, di verdure. Di tutto.


Se non volete mangiare al freddo la cosa diventa un po' complicata, non ci sono molti ristoranti e sono tutti piuttosto costosi. Quindi consiglio una zuppa in piedi in mezzo alla gente tutta la vita.
 
Un altro mio consiglio spassionato è quello di andare nella libreria/cartoleria che c'è prima di arrivare alla piazza principale. Si chiama Athesia ed è in via Torre Bianca 1, e propone una serie di biglietti, cartoline, penne, foglietti, adesivi davvero notevole. Io ci ho passato una buona mezz'ora, ma non sono molto normale, lo so. Piccolissimo particolare: non avevano libri in italiano. In Italia. Solo tedesco. Ok.

È molto carina anche la passeggiata sotto ai portici, ma non ho altri negozi da segnalare in particolare.
Una cosa molto bizzarra per un paese relativamente piccolo è la quantità di ristoranti di sushi che ci sono. Ne ho avvistati almeno tre. E due di cucina thailandese. Ma datemi dei canederli, per l'amor del cielo!
 
Concludo dicendo viva la neve, viva la montagna, un po' meno viva il traffico per tornare a casa, più dolci fritti per tutti.

martedì 5 dicembre 2017

Otto ore a Londra: cronaca di una pazza pazza giornata

Sottotitolo: SI. PUO'. FAREEEE

Toh, rieccomi. Sono ancora viva. So ancora (forse) scrivere.
Dopo un anno sono tornata qui perché questa follia ve la devo proprio raccontare. Sono stata a Londra. Anzi, precisiamo, sono stata a Londra in giornata.
Non per uno scalo durante un viaggio più lungo; ho preso il biglietto, sono partita la mattina e sono tornata la sera. Ed è stato fighissimo.

Verso fine ottobre mi è venuta questa idea di andare a Londra, però non volevo spendere eccessivamente per l'alloggio. Quindi ho deciso di fare una cosa solare e un po' pazza: ho preso i biglietti per sabato 25 novembre e via.
Sono partita dall'aeroporto Marco Polo di Venezia alle 7.35 con Easyjet, volo super tranquillo arrivato con ampio anticipo a Gatwick (alle 8.20 ora locale). Qui ho commesso un primo errore che mi ha fatto perdere tempo: non ho portato il passaporto e ho aspettato almeno mezz'ora al controllo documenti. Se avessi avuto il passaporto ci avrei messo 30 secondi perché c'erano mille postazioni per il controllo automatico ed erano tutte vuote.
Secondo errore: ho prelevato un po' di sterline da un bancomat in aeroporto e il cambio non era particolarmente favorevole. E ho preso un po' troppi soldi, col senno di poi forse sarebbe stato meglio pagare tutto con la carta di credito. Invece ho pagato col bancomat (e mi hanno addebitato DUEEUROECINQUANTA a transazione di commissioni). Bravona Laura. Vabbè, pace.

Con il treno Gatwick Express (il biglietto l'avevo prenotato tramite app da casa) in mezz'ora sono arrivata alla Victoria Station e poi... porca miseria, ero davvero a Londra.
Ho passato la prima mezz'ora a guardarmi in giro sorridendo come una pazza. Sono andata a piedi fino a Buckingham Palace a dire ciao alla Betty, c'erano un freddo, un vento e un sole incredibili.
Poi sono passata per Green Park e sono andata a prendere la metro. Oyster card e via.
Mi sono fermata a Piccadilly Circus e ho dato il via allo scopo principale per cui sono andata a Londra: lo shopping. Lo so, LO SO. Fatemi causa, ok? Avevo provato a prendere i biglietti per la mostra di Harry Potter alla British Library, ma erano ampiamente finiti più di un mese prima. Quindi sì al consumismo, sì alla bancarotta, sì all'incoscienza.

E via lungo Regent's Street verso Anthropologie. Qui il dramma. La disgrazia. Lo sgomento. Non avevano le tazze con l'iniziale. Anzi, non avevano quelle classiche che volevo io. IO SONO VENUTA DALL'ITALIA IN GIORNATA PER COMPRARMI LA TAZZA E QUELLA NON C'E'?? Avrei voluto dare fuoco al negozio. Invece mi sono trattenuta e, comunque, avrei comprato tutto il resto. Però mi sono detta "Magari in un altro Anthropologie ci sarà, farò un tentativo."
Nel frattempo sono entrata da Uniqlo però non ho preso niente. Se volete la mia opinione i maglioncini saranno anche di pura lana, ma sono sottilissimi e vestono poco.

Are you ready for la genialata? Sono andata da Kiehl's (lo so che c'è ovunque ma è una lunga storia che non posso raccontare) e bella paciarotta mi sono comprata un balsamo che era in sconto (ah, ho dimenticato di dire che era il weekend del Black Friday. Ma per caso, non ho preso i biglietti per quella data appositamente).
Trovate l'errore: un balsamo. Full size. Liquido. Ritorno con bagaglio a mano. Dopo essermi data della demente, non ci ho più pensato. Perché sono cretina, mi sembra evidente. Ma su questo ci torniamo sopra più tardi.
Ho continuato a camminare felice verso Leicester Square pensando che avrei dovuto mangiare qualcosa dato che, dopo la colazione alle 5 e 20 non avevo più ingurgitato niente ed erano ormai le 11.30 ora locale (ma per il mio stomaco le 12.30). L'unica cosa che mi teneva ancora in piedi probabilmente era l'adrenalina perché in condizioni normali io devo mangiare ogni 2 ore come i neonati. Erano 7 ore che non mangiavo, sono passata davanti a Shake Shack. Non mi ricordavo più che ci fosse anche a Londra! E niente, le mie gambe sono entrate da sole e mi sono mangiata l'hamburger della vita rimembrando i due che mi ero pappata a New York due anni fa.

Finito il pranzo via verso Covent Garden. Che meraviglia. Ma che meraviglia! Io sono stata a Londra un sacco di volte ma non l'avevo mai visto! Pazzah. Poi tutto addobbato per il Natale, una cosa stupenda.
E lì ho raggiunto l'obiettivo principale di questa gita: andare da Kikki.k. Se non sapete cos'è Kikki.k non potete essere miei amici. Dirò solo CARTOLERIA, AGENDE, PENNE, ADESIVI. E c'era il 20% di sconto! Lì, in mezzo alle cartopazze come me, mi sono sentita a casa. Ho comprato roba. Anche un po' roba a caso, MA CHE CI FREGA. L'acquisto principale è stato l'agenda, naturalmente rosa. E' fantastica.
Sono poi andata anche al negozio di The Ordinary, non avevo le idee molto chiare, però pensavo di trovare tutta la collezione al completo. Grosso errore. C'erano pochissime cose, ho arraffato delle boccette un po' a caso e pare che abbia indovinato. Ho preso anche il fondotinta, lo sto provando in questi giorni e, per costare 6 euro, è eccezionale.

Ho continuato a girare per quella zona (bellissima) e sono entrata in negozi a caso, ho comprato qualche burrocacao (Laura passione labbra idratate), la tazza di Starbucks di Londra (sì, faccio la collezione) e ho vagato senza meta.
Ho visto anche il teatro dove fanno Harry Potter and the Cursed Child, stavano preparando un allestimento sontuoso ma non era ancora del tutto visibile, peccato.
Mi sono poi diretta nella zona di Liverpool Street, dove avrei dovuto prendere il treno per andare all'aeroporto, così ho girato per la zona dello Spitafield Market. E ho trovato un altro Anthropologie dove - ovviamente - non avevano la tazza con l'iniziale. Quindi mi sono arresa e ho preso quella natalizia che inizialmente non mi convinceva, ma che ora amo.
Gira che ti rigira si era fatta una certa, quindi ho preso il treno per andare a Stansted. Perché sì amici, sono ripartita da un aeroporto diverso! Sul treno ha iniziato a venirmi l'ansia. "Forse non me lo faranno imbarcare questo balsamo da 200 ml di Kiehl's. Forse non saranno così bonaccioni come pensavo. Me lo faranno buttare! Santoddio, tutti quei soldi nel cesso, cosa faccio cosa faccio." Ho letto poi qualche commento sul comportamento del personale dell'aeroporto che si avvicinava più a quello delle SS che a Pollyanna, quindi una volta in aeroporto corri corri corri e cerca un posto dove vendono le boccette da 100 ml, corri corri corri in bagno a fare travasi sospetti cercando di non sprecare neanche una goccia del prezioso balsamo, poi corri corri corri ai controlli. "Beh, cosa vuoi che sia, ho anche comprato il fast track per passare avanti velocemente, sono ampiamente in anticipo, sono tranquilla."

Ecco, no.
Passare i controlli a Stansted è stato un incubo. Sembrava una puntata di Airport Security. Ad un certo punto si sono perfino tenuti il mio cellulare, hanno fatto passare le pene dell'inferno alla coppia con infante che era davanti a me, io intanto saltellavo canticchiando "Perdo l'aereo - perdo l'aereo - sono finitaaaa".
Mi hanno infine liberato, dopo i controlli c'erano mille mila negozi e io avevo ancora un po' di sterline da spendere, quindi mi sono persa via per un po'. Quando è uscito il gate mi sono incamminata e dietro l'angolo è spuntata la scritta: "Da qui ci metti venti minuti ad arrivare al gate, bitch" (ok, forse non c'era scritto esattamene così).
E quindi via come il vento, corri come una pazza schivando il mondo che invece è più intelligente di te e si era avviato per tempo. Corri corri corri fino al gate 2700 che era praticamente su Marte.

Alla fine ce l'ho fatta. Hanno iniziato ad imbarcare nel momento in cui sono arrivata. Ero sudata fradicia, FINITA.
Ma ho vinto io.
Sono salita sull'aereo. Mi hanno anche lasciato stare dalla parte del finestrino. Il volo è stato perfetto e siamo atterrati a Treviso in orario (quarto aeroporto del giorno, tanto per dire).

Ce l'ho fatta. HO VINTO. Sono stata a Londra in giornata.
(Mi ripeterò ma...) SI. PUO'. FAREEEEE.

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