giovedì 23 ottobre 2014

ABILMENTE Autunno 2014

Finalmente ce l'ho fatta.
Sono stata ad Abilmente.
Tutte le volte scoprivo che avevano fatto questa fiera troppo tardi, quando era già finita. Questa volta mi sono scritta le date sull'agenda e ho fatto il mio ingresso trionfale nel magico mondo dell'handmade.


Ma partiamo dalle basi: Abilmente è una fiera "della manualità creativa" (quanto fa schifo detto in italiano?) che si svolge a Vicenza due volte all'anno, in autunno ed in primavera, e a Roma dal 14 al 16 novembre. Gli espositori sono una marea e ci sono varie aree tematiche, che io ho suddiviso molto arbitrariamente in "roba di tessuto e lana", "roba di carta e timbrini", "roba di perline". Se volete sapere come si chiamano davvero i vari padiglioni, vi consiglio di visitare il sito ufficiale.

Insomma, sono partita la domenica abbastanza presto perché avevo un'ora di strada da fare circa e perché mi avevano spaventato: "Ci sarà il delirio! Traffico! Code! Disastro!". Invece, a dire la verità, ho trovato solo poca coda per uscire dal casello, poi ho parcheggiato abbastanza agilmente e spendendo solo 3 euro e non ho trovato nessuna coda per comprare il biglietto. Dentro c'era un po' di ressa, ma niente di inaffrontabile.

Comunque, mi sono resa conto di non essere assolutamente preparata. Una dilettante.
C'era la gente con i trolley. CON I TROLLEY.
Madre, che è venuta con me, non ci voleva credere che li usassero per trasportare gli acquisti. E invece.

Mi sono trovata catapultata in un universo meraviglioso fatto di lana, tessuti, uncinetti, cake design, timbrini con la torre Eiffel ma soprattutto fatto di strumenti misteriosissimi che, per quanto ne so io, potrebbero benissimo essere stati degli aggeggi con cui si torturavano i prigionieri nel medioevo.
Pareti intere di roba strana che volevo tantissimo.

Una cosa che mi ha sconvolto è stata la presenza massiccia di esemplari di Maglieria Magica di Barbie. Vabè, non era proprio quella di Barbie ed era leggermente più rifinita, ma l'ho vista in diversi banchetti. A cosa serve? A fare tubolari di lana. "Mi scusi signora, ma poi cosa me ne faccio esattamente dei tubolari di lana?" Risposta: "ASBRGRTHDFFF". Come pensavo.

Insomma, ho comprato cose? OVVIO che ho comprato cose. Ho cercato di trattenermi anche. Tipo, non ho preso neanche un timbrino, me tapina. O un affare per fare i bordi dei fogli a ondine.

Quindi ecco qua:


E cosa me ne faccio di tutta questa roba? Ora vi spiego.
Vabè, la sciarpa bianca e nera è un imbroglio, nel senso che l'ho comprata già fatta. È bellissima ed è costata pochissimo.

Poi quel pezzo di (panno? feltro? pannolenci? cavolo, non mi ricordo mai il nome) rosso bordeaux servirà a fare delle toppe a forma di cuore per i gomiti di un mio maglione grigio un po' triste.

La fettuccia fuxia? Ah, ho in  mente cose, progetti grandiosi, meraviglie... e invece no. Ho solo 20 metri di fettuccia color fuxia e non so bene cosa ci farò. Forse un porta oggetti. Boh. Intanto è bellissima ed è mia.

Lo spago e il washi tape. Beh, ci deve essere un motivo per possedere dello spago da pacchi bellissimo e l'ennesimo washi tape? Io non credo proprio.
Poi lo stand di questa marca, Toga, era una cosa fantastica, credo di esserci rimasta dentro mezz'ora.


Le ultime tre cose vanno esaminate insieme. Innanzitutto Peggy Journal. Un giornale meraviglioso di idee che sembrano semplici da mettere in pratica perfino per un'incapace come me, con spiegazioni che paiono chiare per realizzare il tutto. L'avrei comprato anche solo per la copertina e per le foto che ci sono all'interno.
Però, lasciatemi dire una cosa signori Peggy. Se siete ad una fiera dell'handmade, avete un giornale nuovo nuovo che dovete promuovere, vi sembra il caso di farlo pagare? Ma regalatelo, vecchie volpi! Mi direte (come se leggeste quello che sto scrivendo) "Ok, ma c'era il prezzo fiera". Va bene, ma 5 euro al posto di 5,90 non mi sembra un grandissimo sforzo. Io l'ho comprato comunque e mi è piaciuto un sacco, era solo per dire.


Comunque, dentro a questo giornale ci sono i cartamodelli per costruire la Peggy Doll. Cioè questo coniglio meraviglioso.


E indovinate a cosa servono quelle pezzette di stoffa? Sì, avete capito bene, IO proverò a fare il pupazzino. Madre inizia già a dire che devo imparare ad usare la macchina da cucire *risate registrate*
Ma l'avete visto? Avete visto che stoffine carine? Ho il dovere di provarci.
Ci riuscirò? Temo di no.
Ma la speranza è l'ultima a morire.
Vi terrò aggiornati.

lunedì 20 ottobre 2014

Storia di un sabato assurdo

Sabato ho trascorso un pomeriggio decisamente surreale.
Decido di andare in un'agenzia viaggi con Amica per chiedere informazioni riguardo un pacchetto per capodanno che avevamo visto esposto in vetrina.
Sì, avete capito bene, un'agenzia viaggi. Proprio io che ABORRO le agenzie viaggi, le trovo assolutamente inutili perché sono capace di fare da sola le stesse cose che fanno loro e - pensate un po' - io lo faccio anche gratis. E mi diverto pure.
Ci sono andata, ricacciando dentro tutto il mio astio per la categoria, perché c'era questa offertona per capodanno e, pur cercando per mari e per monti, io non riuscivo a trovare voli/alloggi entro quella cifra.
Quindi vabè, andiamoci.

Entriamo e già si parte male. È tutto arancionissimo, dentro c'è solo un rastone che - pensate un po' l'originalità e l'assoluta non scontatezza - ascolta musica raggae. Ci fa accomodare.
"Ciao, abbiamo visto il cartello in vetrina con l'offerta, ci interesserebbe il capodanno a Londra."
"Ah, sì, certo, qual è il vostro budget?" COME QUAL È IL NOSTRO BUDGET?? Se vengo per quella promozione che tu hai esposto in vetrina con tanto di dicitura "PREZZO FINITO", santissimi numi del cielo, secondo te quale mai potrà essere il mio budget?
Mi impongo di restare calma.
Gli diamo un budget di massima.
"Ma perché volete andare a Londra? Sapete che non c'è tutta LA MOVIDA che si potrebbe pensare." Intanto saranno pure cazzi miei perché voglio andare a Londra. Poi, porca zozza, la movida? LA MOVIDA??
Inizio a fare esercizi di training autogeno per non aggredirlo.
Lui, nel frattempo, inizia a cercare voli low cost. Ma, capiamoci, credi che non sia capace di aprire Skyscanner e fare la stessa cosa? Cosa che tra l'altro avevo già fatto, sapendo quindi già a memoria tutti i prezzi dei voli, quindi se cerchi di fregarmi ti apro in due come una cozza.
Poi, la domanda che mi ha fatto sospettare di essere in una candid camera: "Ma dovete andarci proprio a capodanno?" Vedi tu. No, VEDI TU.
Allora ci propone un simpaticissimo volo Ryanair con arrivo al comodissssimo Stanstead. Ci vede storcere il naso, quindi caccia la propostona: "Potreste partire da Bergamo!" (n.b. siamo del Veneto, Bergamo è decisamente fuori mano). No, non possiamo partire da Bergamo.
"E se faceste uno scalo A FRANCOFORTE?" A quel punto ero praticamente certa che ci stesse prendendo per il culo. Invece, a quanto pare, no."Ma sarebbero SOLO due ore di scalo all'andata e 4 al ritorno!" Non so come ho fatto a non alzarmi e andarmene. Lo scalo a Francoforte. Per risparmiare 20 grassi euro.
Vi risparmio la pantomima della scelta dell'hotel, con lui che chiaramente fingeva di conoscere la città e intanto cercava recensioni su Tripadvisor per spacciarcele come sue.
E' stato davvero assurdo. Surreale.
E per finire la giornata in modo assolutamente sensato, sono finita a fare una quasi rissa con una ragazza che ha tentato di passarmi davanti a un concerto di Cristina d'Avena mentre cantavo "Sguardo accattivante, occhi da birbante, cuore scintillante IL TUO NOME E' ROBIN HOOD".

Poi ho pensato che per quel giorno bastasse così e me ne sono andata a letto pensando alla movida e allo scalo a Francoforte.

venerdì 17 ottobre 2014

Parigi: facciamo che è l'ultimo

Giuro.
Sennò vado avanti fino a Natale.

Dunque. Dovete sapere che i musei di Parigi sono gratuiti la prima domenica del mese. E botta di culo vuole che io fossi lì proprio la prima domenica di ottobre.
Quindi pronti, via, subito di corsa al Musée d'Orsay, convinta di dover aspettare le ore. E invece no! La coda era lunga ma è stata velocissima. Che spettacolo di museo. Lo amo. Peccato che in alcune sale ci fosse davvero troppa gente.

Domenica, quindi vuoi non fare il brunch? Anche se, ovviamente, avevo anche fatto colazione, non scherziamo eh.
Dunque siamo finite (io e la mia accompagnatrice misteriosa) in zona Montmartre da Le Pain Quotidien, dove abbiamo mangiato l'impossibile. Ma era tutto bio, quindi va benissimo.

Poi funicolare per arrivare alla Chiesa del Sacre Coeur (che meraviglia, dentro però è un po' cupa. Salvo l'enorme mosaico dorato in fondo), giro per Montmartre, innamoramento di settecento negozietti ed artisti, ritrovamento casuale del Moulin de la Galette (sì, esiste ancora ed è proprio quello del quadro di Renoir), foto di ordinanza davanti al Cafè de Deux Moulins (Amelie! Il bar! Esiste!), sempre casualmente ci siamo ritrovate davanti al Moulin Rouge.
 

Le Moulin de la Galette
 


Poi dici, dato che è gratis vuoi non provare ad entrare al Louvre?
E ci sono entrata.
A 40 minuti dalla chiusura non c'era più coda, quindi ho visto diverse cose, anche se un po' correndo.

Arc de Triomphe con relativi Champs Élysées e parata per non ho capito cosa.



Detta così pare che non abbia quasi mai mangiato, invece mi sono abbastanza strafogata. Dolci dolci dolci ma anche il famoso croque monsieur che non avevo mai provato.

Era quasi buio, tempo di ritentare la scalata alla Tour Eiffel. 45 minuti di coda che non sarebbero stati niente se non avessi avuto dietro una famiglia indiana con numero cinque figli sotto ai cinque anni che hanno urlato tutto il tempo. Ho tentato di soffocarne un paio con scarsi risultati.
E poi la meraviglia.
Proprio brutta Parigi da lassù di notte. Bruttissima. Anche la torre che si illumina e sbrilluccica, orrenda proprio.


Ultimo giorno: cimitero di Pere Lachaise, questi quarantasei ettari di tombe. Ci sono le vie con i nomi. Serve la cartina sennò ti perdi.
L'atmosfera era quella giusta: tempo grigio, freddino, foglie che cadevano. Ho gironzolato un po' e poi sono andata a visitare la tomba di Jimi Hendrix, quella di Edith Piaf e quella di Oscar Wilde.
Avevo camminato per circa sette chilometri quindi poi anche basta.


Ultimo pranzo in una boulangerie con una quiche lorraine e un'eclair, ultimo giro alle Galeries Lafayette e poi era tempo di andare all'aeroporto. Dove ho mangiato il macaron ai lamponi più grande dell'universo, ma questa è un'altra storia.
Cara Parigi, finalmente sono riuscita ad apprezzarti come meriti. 
Spero di rivederti al più presto, mi manca ancora Versailles! Che vergogna.
Quindi, au revoir.

mercoledì 15 ottobre 2014

La Stella della Senna

* Titolo che riassume gli argomenti del post: Parigi, i giapponesi (che hanno scritto e disegnato l'anime) e me stessa ovviamente, che sono la bella eroina Simone anche se non sono bionda. Se non sapete di cosa sto parlando, abbandonate pure questo blog.

Nei giorni successivi mi sono resa conto di una cosa: Parigi è invasa dai giapponesi. Ma piena proprio. Come neanche Venezia ai tempi d'oro.
Giapponesi che passano il loro tempo a farsi foto con il bastone da selfie e a rovinare le mie di foto, sempre col suddetto bastone. Per chi non lo sa, è un manico di scopa a cui si può attaccare il telefono e io lo trovo semplicemente ridicolo.
Poi, per la rubrica "Giapponesi che fanno cose", annoveriamo i giapponesi che si fanno la foto fingendo di tenere per la punta la piramide del Louvre e giapponesi che fanno la coda per entrare da Chanel. Avete capito bene. CODA. CHANEL.

Il secondo giorno ho fatto giusto due cosette: Carousel du Louvre con piramide invertita (o inversa? boh) e tentativo di distruggere la piramidina per vedere se Dan Brown aveva ragione; giro fuori dal Louvre, giardini delle Tuileries che collegano il museo a Place de la Concorde (meravigliosi), Musée de l'Orangerie (lo consiglio caldamente, due sale di Ninfee di Monet. DUE SALE!), chiesa della Madeleine, occhiata veloce a Rue du Faubourg Saint-Honoré, Notre Dame (senza salita alle torri, non ce la facevo fisicamente), canto a squarciagola della canzone del Tulipano Nero ("Alla Bastiglia la gran folla si staglia/è la vigilia (io canto vigiglia) di una nuova battaglia/lungo la Senna c'è già chi combatte/il re tentenna ma la gente si batteee"), Printemps, poi tentativo di salire sulla Torre Eiffel col buio andato in vacca causa improvviso uragano che si è abbattuto sulla capitale francese. Quindi, cosa vuoi fare? Vuoi non mangiare una zuppa di cipolle per cena? 'Na bomba piena di pane e formaggio. La devo rifare.
Peccato per il tempo, perché quella sera ci sarebbe stata la notte bianca con un sacco di spettacoli e iniziative.
Ma erano anche 15 ore che ero in giro, quindi bene così.



Ciao giapponesi (e non) idioti che prendete la piramide, ciao!




Notre Dame. Quasimodoo, dove seiii?


Sposa giapponese (o cinese o coreana, chissà) (era in ciabatte, notare le scarpe in mano allo sposo)
"Banalitè"
 È diversa da quella che c'è su ig, il macaron è al pistacchio qui. Mi raccomando.

Tizia che stava girando un video. Chissà chi è. Notare l'entusiasmo degno di Natolia.


Bel tempo, eh?

lunedì 13 ottobre 2014

Paris, jour un

Dicevamo, Parigi.
Sono arrivata di venerdì verso mezzogiorno all'aeroporto Charles De Gaulle e mi sono subito scontrata con le macchinette per fare il biglietto del treno che mi avrebbe portato in centro a Parigi. Si potevano usare solo carta o monete. No banconote. Monete OVVIAMENTE non ne avevo (€ 9,75 in moneta, vi vorrei anche vedere a portare sette chili nel portafoglio), però non avevo neanche il pin della carta di credito quindi disastro. Quindi mi metto in coda dietro a settemila poveracci come me per parlare con una persona vera. Un tizio dei trasporti francesi mi dice "Ehi, ma ci sono le macchinette, usale!" "Ehi, stronzo, lo so, ma non ci ho i soldi!" E non mi dice che due metri più in là c'è un affare che trasforma le banconote in monete. Taci che me ne sono accorta da sola.
Quindi eccomi con il mio biglietto del treno grande come un francobollo. Francesi, ma siete cretini? Poi dici uno lo perde. E gli abbonamenti per più giorni uguali. Non vi dico gli infarti quando pensavo di averlo perso, il che è successo di frequente.

Ah, consiglio: esistono gli abbonamenti per più giorni che si chiamano Paris Visite. Valgono per tutti i mezzi di trasporto a Parigi e si possono scegliere le zone di validità, che vanno da 1 a 5. Posto che, per visitare le cose più importanti della città sono sufficienti le zone 1 e 2, ricordatevi che esiste una cosina poco pubblicizzata che si chiama Mobilis. Un giornaliero che vale per le zone 1 e 2 e costa € 6,80 contro i 12 del giornaliero del Paris Visite che tutti i siti vi consigliano perché ci sono le promozioni. Promozioni secondo me inutili, come lo sconto per visitare la Francia in miniatura (ma c'è anche lo sconto del 20% per salire sull'Arco di Trionfo). Fatto sta che io sono stata lì 4 giorni e mi è convenuto prendere il Mobilis ogni giorno invece dell'abbonamento per più giorni. Fatevi due conti. È sempre un bigliettino microscopico, comunque. Lo perderete.

Tornando a noi, la mia prima tappa è stata il Centre Pompidou. Non ci ero mai entrata. È un posto pazzesco, a tratti assurdo, mi è molto piaciuto.
Nonostante non sia altissimo, permette di vedere tutta Parigi dall'alto.
Mi sono anche beccata una mostra temporanea di Duchamp.
Prima di entrare sono rimasta sette ore a guardare e fotografare le fontane che ci sono all'esterno.



Centre Pompidou
Nel tubo
Sacré Coeur laggiù in fondo

Il bar all'ultimo piano del Centre Pompidou


Niente, la vedo male con questa scelta delle foto. Non son capace di fare una cernita. Mi odierete.
Comunque, poi vuoi non farlo un giretto nel Marais?

Sembra sapone ma sono dolci di cui non conosco il nome

Le fiorerie. God bless le fiorerie.


Ero così stanca che avevo letto Laurette invece di Lurette

Place de la Bastille. E la luna.
Il mio primo giorno nella Ville Lumiere (ci vogliono degli accenti, lo so, ma non so dove metterli) era finito, mi sono aggirata ancora un po' per delle viuzze piene di locali, poi sono tornata a casa.
Ah, alla fine sono rimasta sola per un solo giorno, ma sono stata benissimo.

Questi post su Parigi li finirò nel 2017 se vado avanti così.
Cercherò di essere più sintetica, dai.
Forse.

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