giovedì 27 settembre 2012

Buon viaggio, amica

Io ho due amiche.
Una delle mie due amiche sabato parte per l'Australia.
Oggi sono andata a salutarla.
Abbiamo passato il pomeriggio insieme, è stato bello.
Ma lei parte, va dall'altra parte del mondo e io non so quando la rivedrò. Non so neanche quanto riuscirò a sentirla, visto il fuso.
Sono contenta per lei, è coraggiosa, è emozionata, va a ricominciare tutto da capo, cosa che io non farò mai. Non così.
Ma oggi era ancora qui, abbiamo parlato, io mi sono sfogata e le ho raccontato di tutti i macigni che mi sento sulle spalle in questo periodo.
Almeno per un anno non lo potrò più fare.
È dura.

Buon viaggio, amica mia.

Però, cerca di tornare.



lunedì 17 settembre 2012

Pazze pazze ricette: la torta di carote

Ieri ero avvilita e triste e inutile.
Quindi mi sono messa a fare una torta.
E ho voluto dare l'ennesima chance a quella simpaticona della Benny Parodi. Che tendenzialmente mi sta piuttosto sulle scatole. Lei e il suo forno a energia nucleare. E il suo essere oca. E sua figlia che mi sta altrettanto sulle palle.
Vabè, comunque ho fatto la torta di carote seguendo la sua ricetta.

Ingredienti:

400 g di carote
300 g di zucchero
300 g di farina
3 uova
un bicchiere d'olio di semi
lievito
un pizzico di sale

La sua ricetta inizia con la cazzata del millennio, cioè dice di pelare e grattuggiare subito le carote. POI fare tutto il resto mentre lasci lì le carote. Sì, così me le ritrovo nere. Brava Benny, si vede che ne sai.
Quindi io ho lasciato le carote da tritare alla fine, visto che sono una vecchia volpe.
Ho unito uova e zucchero, l'olio (meno di un bicchiere, mi sembrava un'esagerazione). Di mio ho fatto una modifica straordinariamente creativa, cioè ho aggiunto della buccia di limone grattuggiata. Avanguardia pura.
Poi ho mischiato la farina col lievito ma non li ho aggiunti al resto. Non ancora. Memore dei miei fallimenti clamorosi (torte sottiletta che non lievitavano neanche per finta), ho voluto aggiungere farina e lievito all'ultimissimo momento.
Ho pelato le carote, le ho tritate col robot (Madre, ne voglio uno di nuovo, il nostro fa schifo), ho aggiunto farina e lievito, il sale, questa quantità enorme di carote e ho schiaffato tutto in forno a 180 gradi.
Ecco, qui Benny dice di infornare per 20, massimo 25 minuti.
Dopo 20 minuti, il calore alla torta non aveva neanche fatto il solletico. Cruda patoca*. Sembrava una gelatina.
Quindi Benedetta, porco cazzo, che forno usi? Oppure, le provi 'ste ricette? Perché ci è voluta un'ora tonda per cuocere la torta. UN'ORA. Non venti maledetti minuti.

Vabè, in ogni caso è venuta. Ha lievitato. HA LIEVITATO!
Ed è pure buona.
Benedetta, anche stavolta hai evitato le percosse. Ma per un pelo, eh.



Vorrei fare dolci tutti i giorni.
Poi però esploderei.
Uff.


*completamente cruda. Perdonate il dialetto, ma rendeva di più.

domenica 16 settembre 2012

Voglia di pioggia

Perché questo sole non si addice al mio stato d'animo di questi giorni.

La mia famiglia ha subito una grossa batosta e io mi sento impotente. Adesso siamo qui, non sappiamo cosa fare. È dura.

Oggi è morto il mio canarino Charles.

La mia amica parte per l'Australia e chissà se la rivedrò.

Cerco di stare su, ma a volte non ce la faccio. Tipo adesso.

Forse sarebbe meglio che tornassi a scrivere cazzate.
Ameno penserei ad altro.
Forse lo faró.
Ma un altro giorno.

mercoledì 5 settembre 2012

Gioie e dolori: Maiorca

Sono tornata. Definitivamente. O almeno credo.
Come forse avrete già letto, sono stata a Maiorca. Era la mia prima volta alle Baleari. Ci sono stata una settimana, con la mia amica Pazza, è stato il mio regalonissimo di laurea e di compleanno.

Che dire di Maiorca?
Diciamo che è un posto strano. Almeno secondo me.
Spiagge fighissime, acqua stupenda, clima apparentemente (poi vi spiego) perfetto.

MA. C'è un grande ma. Che si chiama "urbanizzazione selvaggia". Palazzoni. Quasi ovunque. Di quelli che uccidono la poesia. Io mi aspettavo paeselli carini, bianchi, silenziosi. Ecco, no. Io, di paeselli così, ne ho visti due. E ho girato parecchio, ve l'assicuro.
E poi c'è gente ovunque. Tanta, troppa. TEDESCA. Tedeschi ovunque. E quando dico ovunque, intendo proprio OVUNQUE.
Se pensate di andare a Maiorca, non alloggiate all'Arenal, la zona delle spiagge vicino a Palma. O, se lo fate, siate pronti. E' Monaco di Baviera. Si mangiano solo wurstel, panini col wurstel, currywurstel. E si beve birra. E si guarda la Bundesliga. TUTTE LE FOTTUTE SERE. I pr dei locali ti si avvicinano parlando in tedesco. Ma soprattutto c'è una strada allucinante che mi ha causato danni psichici quasi permanenti, tale Bier Straße. Un incubo fatto di birre da litro, canzoni tedesche e uomini con la pancia ubriachi che urlano perché il Bayer Monaco o chi per lui ha segnato.
Per fare un esempio, io e la Pazza una sera volevamo, pensa te che bizzarro, mangiare qualche specialità maiorchina. Non ci siamo riuscite. Stremate, alla fine abbiamo optato per una paella. Ma è stato allucinante. 
La spiaggia lì sarebbe anche bella, ma non ci si sta. Oppure ci si adatta a stare sopra al telo di un tedesco tendenzialmente ubriaco di birra dalle tre del pomeriggio.

A parte questo, abbiamo noleggiato un auto e siamo andate a zonzo. E meno male.
Siamo state alla fantastica spiaggia caraibica di Es Trenc, un paradiso.
Siamo arrivate presto e non c'era quasi nessuno, una figata. Sabbia bianca, mare azzurrissimo, per arrivarci bisogna attraversare delle saline.


Abbiamo visitato le Coves del Drac, le grotte con all'interno il lago sotterraneo più grande del mondo. Stupende.


Siamo state a Cala Anguilla, piccola baia incantevole. (ho davvero usato la parola "incantevole"?)


Poi ci siamo dirette a nord, verso la penisola di Formentor, un terreno montuoso che nasconde delle calette a cui si arriva dopo una strada davvero brutta tutta tornanti e senza protezioni (se sbagli una curva addio, ti pescano in fondo al mare). E ho guidato io, eh.
A metà strada c'è un belvedere, anche qui, fighissimo eh, ma se metti il piede in fallo cazzi tuoi, a loro non gli andava di mettere le ringhiere.



In serata è stato il turno di Alcudia, il paesino più bello che abbia visto a Maiorca, dove ci siamo prese una sana balla di sangria, abbiamo finalmente mangiato specialità maiorchine e soprattutto l'enseimada, un dolce FANTASTICO fatto principalmente di unto e che crea dipendenza. Intanto c'era un vento allucinante e io ho iniziato ad ammalarmi. Tutto normale, insomma.

Il venerdì ci svegliamo ed è nuvoloso. Poco male dai, andiamo a vedere la città di Palma. Abbiamo visitato La Seu, la cattedrale gotica, enorme e spettacolare. Abbiamo girato un po' per le vie, visto Plaça Major e la Rambla (un po' triste imitazione di quella di Barcellona). Mangiato un'altra enseimada con la crema. Ma poi basta. Fine. Non c'era tanto altro da fare. Poi io non ero neanche tanto ben disposta perché avevo mal di gola e probabilmente la febbre. E pioveva. Insomma, Palma non mi ha proprio entusiasmato.

Sabato.
A Palma e dintorni era previsto il diluvio. Dai, andiamo verso nord est, dovrebbe esserci il sole.
Quindi Capdepera sia, con la sua fortezza e i suoi gufi (veri!) che si potevano accarezzare.
Il tempo era nuvoloso e freschetto, ma sembrava tenere.
SEMBRAVA.
Improvvisamente, era novembre.
15 gradi e secchiate d'acqua. Io con le converse bagnate e il mal di gola. Ho visto un neon con scritto "polmonite" accendersi sopra la mia testa.
Siamo finite a Cala Rojada, che forse sarebbe stato anche un paesino carino, ma, sai com'è, se devi guadare le strade per andare in giro non è proprio il massimo. Perché loro la pioggia non ce l'hanno MAI, quindi non hanno neanche i tombini per farla scolare.
E' andata a finire che mi sono comprata un ombrello e un maglione di lana. Ad agosto. Nelle fottutissime Baleari, dove non pioveva da SETTE MALEDETTI MESI.


Domenica, ultimo giorno.
Dai, ci sarà sicuramente il sole, mi prendo una bruciata prima di andare a casa e siamo tutti contenti.
E invece.
Pioggia a secchiate di nuovo.
Maglione di lana di nuovo.
Ovviamente, quando siamo entrate in aeroporto, sole. Che spaccava le pietre.

Ah, non vi ho parlato della macchina. Tutto bene, carina, autonoleggio onesto. Io non ho fatto danni. L'ho anche parcheggiata. Ma una mattina... IL BOZZO. Un'ammaccatura abbastanza grande comparsa nella notte così, dal nulla. LA LUNA NERA. Ma si può essere così sfigati? Almeno l'avessi sbattuta io. NO.

Insomma, è andata un po' così.
Non so se le Baleari facciano per me.
Ma ho visto un altro pezzo di mondo, che non fa mai male.
Magari, per il prossimo viaggio, un po' meno sfiga, grazie.

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