lunedì 22 gennaio 2018

Un inaspettato weekend ad Amsterdam

Inaspettatamente mi sono trovata a passare un weekend ad Amsterdam.
"Cosa vuol dire inaspettatamente?" vi starete chiedendo. Vuol dire che all'improvviso mi è stato detto "Ho un posto letto in più per il prossimo weekend, vieni?" Tempo dieci minuti avevo già scandagliato Skyscanner e preso il biglietto aereo. Come dico sempre: state attenti a propormi le cose, a invitarmi a casa vostra, a millantare posti letto liberi, perché poi io arrivo davvero.
Ero già stata in Olanda (o nei Paesi Bassi, o vabbè, avete capito) nel 1990 se non erro. Più o meno un vita fa. Era tempo di tornare.
Sono partita di venerdì sera e sono tornata domenica sera, proprio toccata e fuga. Però credo che due giorni siano sufficienti per vedere le cose fondamentali e anche qualcosa in più.

Prima cosa: vi consiglio l'Amsterdam Travel Ticket che vale per tutti i mezzi di trasporto, compreso il treno da e per l'aeroporto. Ve lo consiglio perché per il centro si gira principalmente in tram e le singole corse costano TREEURO. Sono pazzi. Io ho sbagliato e ho preso il Travel Ticket da due giorni convinta che sarebbe bastato, invece no, la giornata inizia a mezzanotte e, anche se arrivate tipo alle 22 come me, il venerdì è contato come giorno intero. Il ticket da tre giorni costa 26 euro.
In ogni caso, io la domenica sono andata dappertutto a piedi senza problemi. 

La prima mattina sono uscita relativamente presto, sulle 8.30, e in giro non c'era NESSUNO. Ma proprio nessuno. Solo i netturbini che pulivano le strade. C'è anche da dire che iniziava appena ad essere chiaro a quell'ora.
Sono andata lo stesso verso Museumplein (la piazza dei musei) e sono riuscita a fare delle foto alla scritta "I amsterdam" con quasi nessuno davanti, incredibile.
Ho fatto colazione in posto accanto al Van Gogh Museum che si chiama Blushing; non solo è un locale molto instagram, ma i camerieri sono belli da far paura (biondo, sposami! voglio darti dei figli!).
Alle 10 sono entrata al Moco (Modern Contemporary Museum) dove, fino al 31 maggio, sono esposte opere di Banksy e di Lichtenstein. Mi è piaciuto davvero molto e all'interno ero praticamente sola. È allestito molto bene e vi consiglio una visita se passerete per Amsterdam. Ho preso il biglietto online, ma se andate presto non è fondamentale.

Mi sono poi avviata verso il Museo di Van Gogh (biglietto comprato rigorosamente da casa, altrimenti si passa la vita in coda). Cosa vi devo dire, sono un'emotiva, ma mi sono davvero emozionata davanti ad alcune opere. Non serve neanche che vi dica quanto valga la pena andarci.
Ho invece saltato il Rijskmuseum, magari sarà per un'altra volta, ho voluto dare spazio ad altro.

Sono riuscita a conoscere dal vivo Patty, un'amica del Twitter, che gioia! E mi ha portato in giro per la città in quanto sensibilmente più esperta di me. Abbiamo girato il quartiere Jordaan e visitato negozietti stupendi. Su tutti segnalo De Pothumuswinkel, dove vendono solo timbri (grazie Anna per la segnalazione), Puccini Bomboni, cioccolateria, anche solo per il nome fenomenale, Like Stationery perché i quadernini e le penne vincono sempre su tutto.
Segnalo inoltre delle catene che possono interessare: Dille & Kamille (il paradiso, vendono cose per la casa, cancelleria, anche cibo, è tutto stupendo), Hema (più che altro per la cancelleria e le cosine carine a poco prezzo, è tipo il nosto OVS ma meglio) e Bijenkorf (la Rinascente olandese).
La sera per vari motivi sono stata a una cena con quaranta persone italiane e olandesi a Utrecht, cittadina davvero carina che conoscevo solo perché ci è nato Van Basten.

Il giorno successivo ho girato a piedi e sono stata a vedere il mercato galleggiante dei fiori, il Bloemenmarkt, carino ma niente di eccezionale. Poi il Begijnhof, un luogo dove abitavano le beghine, donne che non avevano preso i voti, ma dedicavano la propria vita all'assistenza di malati ed anziani (come ci suggerisce wikipedia). Un luogo che trasmette una pace incredibile.
Ho pranzato da Pancakes vicino alla stupenda stazione centrale mangiando (ma pensa un po') un dutch pancake, una specie di crêpe. Consigliatissimo, anche se ho fatto la coda per entrare e si paga solo con la carta. Ma ti regalano un portachiavi a forma di zoccolo, che amori.

Sono poi stata nella piazza principale, il Dam, dove si affaccia il Palazzo Reale (non sono potuta entrare a visitarlo perché in quei giorni c'era il re, maledizione a lui). Ho visto da fuori un paio di chiese, sono stata anche nel quartiere a luci rosse dove ho visto le vetrine ma non le prostitute (non che ci tenessi particolarmente) e ho girato un po' senza meta fino alle 16.15, orario in cui avevo prenotato la visita alla casa di Anne Frank. Nota bene: fino al 1° maggio la casa si può visitare solo comprando i biglietti on line, a causa di lavori di rinnovamento. 
All'interno viene fornita un'audioguida che spiega passo passo la storia degli abitanti dell'alloggio segreto. Pensare che hanno vissuto in quelle stanzette per due anni fa venire il magone.
Sono tornata con calma verso l'hotel e ho sistemato le mie cose per partire.
Il viaggio di ritorno è stato un concentrato della mia proverbiale sfiga: prima sono finita in un terminal di una tristezza rara in cui l'unico negozio vendeva vestiti Desigual, poi l'aereo ha ritardato di più di mezz'ora perché hanno dovuto togliere il ghiaccio che si era formato sulle ali. All'arrivo la navetta del parcheggio non mi ha aspettato e sono rimasta un quarto d'ora al freddo in attesa del giro successivo, poi non trovavo l'auto, poi era ormai mezzanotte e venti e iniziavo a chiedermi "Chissà se arriverò mai a casa".
Alla fine ci sono arrivata, sono anche andata a lavorare il giorno successivo e vissero tutti felici e contenti.
Adesso mi è rimasta la voglia di tornare anche in giro per l'Olanda.
Dai, magari la prossima volta.
Intanto, grazie E.

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